Caso Englaro: da Youtube ai diritti
I giovani parlano del caso che ha sconvolto l'Italia (di redazione)
Il caso Eluana Englaro ha scosso la coscienza pubblica . Per giorni e giorni gli italiani hanno seguito, attraverso i media, una vicenda che è andata acquisendo risvolti sempre diversi: dal caso clinico, al caso mediatico a quello politico. Ovunque e chiunque ha conosciuto e parlato di questa giovane donna che da 17 anni versava in stato vegetativo e di suo padre, Beppino Englaro, che da anni si batteva per chè gli fosse riconosciuto il diritto di far morire la figlia "con dignità".
Moltissimi coloro che ogni giorno si sono recati fuori ai cancelli della clinica “La Quiete” di Udine, dove Eluana ha trascorso gli ultimi giorni della sua vita. Ogni giorno i cartelli che portavano con se cambiavano registro, un giorno c'erano i comitati per il diritto alla vita, il giorno dopo c'erano coloro schierati per il diritto di scelta e a favore della posizione di Beppino.“La morte di Eluana rappresenta l’esempio dell’incoscienza italiana di fronte al dolore di una famiglia che più volte ha cercato di difendere il patrimonio della vita. - sono le dure parole di Giovanni Zarro, studente universitario e autore di un testo sulle politiche giovanili per il PD - lo Stato, reo consapevole, ha disatteso i principi generali della nostra Costituzione, quelli che tutelano la vita in ordine alle sofferenze materiali. Se siamo dei personaggi storici dovremmo capire che la morte della ragazza rappresenta un punto nero nel racconto italiano, un segnale di protesta contro la routine economica carente e un fallimento dell’espressione gestionale dello Stato. Bisognava intervenire per difendere tre valori implicitamente espressi: Vita, Uomo, Famiglia.
Di parere opposto è Antonella Marciano, laureanda in relazioni internazionali e scienze diplomatiche presso l' Università Federico II di Napoli, che dice: “Il diritto alla vita è un diritto inalienabile, fondamentale e soprattutto "indisponibile". Esso non può essere negato basandosi su di un mero giudizio presuntivo, anche nell’ipotesi in cui suddetto giudizio provenga da coloro che hanno generato codesto diritto”. “Inoltre ritengo, - continua - che l’assistenza di base, quale l’idratazione e la nutrizione (atti non qualificabili come trattamenti terapeutici) sono indispensabili per assicurare il diritto alla vita.