La musica al tempo 2.0. La parola a uno dei protagonisti
Lele Nitti, da anni animatore della scena musicale napoletana e campana, racconta a serviziocivilemagazine.it le difficoltà del suo impegno a Napoli, il rapporto dei giovani con la musica e come cambiano le giovani generazioni (di Francesco Enrico Gentile)
Com'e' promuovere la musica e la cultura in una città come Napoli? Napoli è una città che da sempre crocevia del mediterraneo è fucina di grandi artisti e talenti. Anche nel campo musicale abbiamo una storia antica e recente di grandi personalità che, a fatica, si sono affermate a livello nazionale e internazionale. Da Carosone a Raiz, tanto per citarne due. Ma il vero problema è appunto quello di affermarsi fuori dai confini territoriali.
Scontiamo da sempre la mancanza di strutture produttive professionali nel campo della promozione musicale. E’ davvero faticoso a
E'ormai da tempo che Napoli non è più tappa di tour internazionali. Tu che spiegazione dai a questo "fenomeno" strano per una grande città? Sicuramente scontiamo la mancanza di una vera “programmazione” degli eventi culturali nella nostra città. Questo è colpa soprattutto degli amministratori e delle burocrazie locali che non consentono di predisporre eventi con artisti internazionali che vanno contrattualizzati mesi se non anni prima. E’ un problema reale che altre città hanno saputo affrontare e risolvere. Ognuno dovrebbe poter fare il proprio mestiere bene. Ma in questa città pare impossibile.
Dal tuo osservatorio in quale modo "privilegiato" quale e' il rapporto che hanno oggi con la musica? I giovani sono i veri fruitori produttori e consumatori di musica. Oggi tramite i nuovi media (ipod, internet…) la musica ancor di più accompagna la vita dei giovani.