Francesco Forgione, Mafia Export: Per un'antimafia del fare!

di Anna Laudati

Si intitola “Mafia Export”, è il nuovo libro di Francesco Forgione (di Giuseppina Ascione

mafia_export_1.jpgGià Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Francesco Forgione, ha presentato giovedì 21 gennaio presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli, il suo nuovo libro "Mafia Export". La presentazione, organizzata dai giovani del Movimento di Giurisprudenza e dalle associazioni Libera e Scetammece, ha visto la partecipazione oltre che dell’autore, del magistrato anticamorra, Raffaele Cantone e del coordinatore di Libera Napoli, Geppino Fiorenza.

Il libro vuole essere una sorta di itinerario oltre i confini dei territori notoriamente controllati da ndrangheta, mafia e camorra, per capire dove e in che modo le associazioni a delinquere sono penetrate nel  tessuto internazionale e come gestiscono appalti e giri di denaro da milioni e milioni di euro. Non è un libro “per addetti ai lavori”, ma un avvincente racconto tra storie ed episodi che aiutano a comprendere questo mondo criminale che vive e si sviluppa parallelamente agli stati e ai governi internazionali.

“Questo incontro, - introduce Geppino Fiorenza – si pone a pieno titolo nel ciclo di seminari organizzati da libera, “Anzitutto Conoscere”, perché siamo convinti che solo conoscendo determinati fenomeni si possano mettere in campo le energie per combatterli, se non sconfiggiamo le mafie nei luoghi del controllo territoriale non andremo mai da nessuna parte”. A Raffaele Cantone spetta l’arduo compito di introdurre l’autore e lo fa con parole di stima e sincera amicizia: “libri come questi, rispecchiano chi li scrive – esordisce – quando Forgione fu chiamato a presiedere la Commissione Parlamentare Antimafia, durante la scorsa legislatura, fummo tutti un po’ preoccupati, a causa della sua provenienza politica, e invece quando l’ho incontrai per la prima volta capii che aveva due grandi doti, inusuali per un politico, sapeva ascoltare e voleva capire. Conosceva molto bene la ndrangheta, essendo calabrese, e altrettanto bene la mafia, avendo lavorato a Palermo, ma non sapeva quasi nulla di camorra e ad una cena fui io stesso, che all’epoca mi occupavo del clan dei casalesi, a spiegargli il complesso sistema camorristico”.

“Il libro di Francesco Forgione – continua Cantone – si inserisce a pieno titolo in quel filone dell’ “antimafia del fare”, che non è l’antimafia dei baluardi, delle maschere e dei brindisi, bisogna fare antimafia senza dividere, solo così si possono gettare le basi per un’azione concreta contro la criminalità organizzata”. “Questo libro – va avanti il magistrato – ha la dignità di un lavoro scientifico, mette a nudo l’ipocrisia che la mafia sia un fenomeno solo italiano, attualmente è ridicolo approcciarsi alla mafia senza considerare i fenomeni transnazionali. Le indagini non possono fermarsi al territorio italiano, basti pensare a quanti latitanti sono stati arrestati all’estero. Ma il fulcro di tutto sono gli equilibri economico-politici. Tali organizzazioni, infatti, si arricchiscono dei rapporti con le istituzioni, con l’economia, è necessario recidere tali rapporti, per questo sembra ancor più assurda la proposta dell’ultima finanziaria che dispone la possibilità di mettere in vendita i beni confiscati alle cosche. Non crediamo di vincere la criminalità organizzata solo arrestando le persone, se non si tagliano gli interessi, la mafia risorgerà rapidamente”.

Un discorso appassionato ed avvincente quello di Francesco Forgione, che spiega la necessità di scrivere tale libro: “questo testo nasce dalla volontà di capire come si sviluppa l’emigrazione delle mafie nel mondo – esordisce – utilizzando un atlante ho tracciato una mappa di tale emigrazione, le prime carte “geo-criminali”, rendendomi conto che alcune nazioni, ad esempio Spagna e Germania, hanno bisogno di più di una mappa visto che sono presenti più di un fenomeno mafioso, nella fattispecie camorra e ndrangheta”. “Abbiamo la presunzione che la democrazia sia sopra ogni cosa – continua – crediamo all’ipocrisia che finchè le strade non si insanguinano non esistono mafie. Le più grandi cupole ndranghetiste sono ramificate in Australia e in Canada, quello che sconvolge è la fitta rete di  rapporti, da un lato con i mercati, dall’altro con i clan stessi, la ndrangheta, fuori dal territorio nazionale crea degli insediamenti culturali, non si esporta solo l’attività criminale, ma tutto il tessuto culturale che essa definisce”. “La lotta alle mafie, dunque – e si avvia verso le conclusioni – deve iniziare dall’economia, da un efficace controllo dei sistemi economici.

Le mafie non si contrastano per “tifoserie”, ma si deve guardare tutti verso un unico lato. L’antimafia deve vivere dell’esigenza di una ricostruzione etica, c’è bisogno di una riforma morale del paese – e cita il magistrato, Peppino Di Lello – non è detto  che si vinca, ma con il nostro impegno e passione civile, non è detto che si perda”.