Servizio civile e referendum: i rappresentanti contro la decisione del Governo
I rappresentanti nazionali del servizio civile, Corrado Castobello e Fania Alemanno, si uniscono al coro di critiche sollevato contro l’approvazione del decreto-legge che esclude il diritto di voto per corrispondenza ai volontari all’estero: “è necessario ridare dignità a questa istituzione repubblicana”. Non dimenticando di affrontare due temi importanti: la riforma del servizio civile e l’obiezione di coscienza. (Gianfranco Mingione e Daniele Santuliana)
Dopo il duro comunicato dell’Anpas e la presa di posizione del PD con gli emendamenti proposti dal senatore Ceccanti (vedi articolo precedente), riportiamo l'intervista fatta dal nostro giornale ai rappresentanti nazionali dei volontari, Corrado Castobello e Fania Alemanno, eletti nel giugno 2010 come espressioni delle macroaree nord e sud.
Il voto negato al referendum di giugno. Castobello, in proposito, afferma: “in occasione della mancata attenzione per i volontari all'estero per quanto riguarda il referendum del 12 e 13 giugno, per l'ennesima volta ribadiamo che urge la necessità che tutte le massime cariche istituzionali del Servizio Civile si impegnino per ridare dignità a questa importante istituzione repubblicana”.
Condivide questa posizione anche Fania Alemanno: “ritengo indispensabile fornire ai giovani volontari in Servizio Civile all'estero la disponibilità di espletare il loro diritto al voto nell'ambito della consultazione referendaria, allargando anche a loro la possibilità di rivolgersi alle ambasciate italiane, come previsto per le forze armate in servizio all'estero”.
La richiesta all'UNSC. “Provvederò a formalizzare questa mia richiesta all'UNSC in data odierna – dichiara Fania – affinché ci si renda ancora una volta conto di come il Servizio Civile Nazionale non venga tenuto in considerazione, a fronte del suo assunto fondante che lo vede difensore della patria tanto quanto la difesa armata che non è per noi un antagonista o concorrente, ma complementare. Ad oggi il servizio civile, invece, stenta ad essere riconosciuto, oltreché ricordato. Questo è vergognoso”.
E sul tappeto altri nodi importanti: lo status dei volontari e l'obiezione di coscienza. “Se lo status dei volontari e l'identità del Servizio Civile non verranno mai definiti in maniera decisa e inequivocabile, rispettivamente come "servitori dello Stato" e "Difesa Non Armata e Nonviolenta della Patria", ogni volta dovremo lamentare una qualche discriminazione”, dichiara Castobello. “È da anni – prosegue – che le parole "status" e "identità" sono rivendicati da molti addetti ai lavori e da noi rappresentanti nazionali. È un problema atavico del Servizio Civile. Così come atavica è proprio la mancanza in Italia della cultura della Difesa non armata e nonviolenta della Patria. Chiunque in Italia si occupa di questo trova davanti a sé ostacoli burocratici relativi al riconoscimento di ciò che svolge per lo Stato. E c'è un disegno di Legge sul Servizio Civile Nazionale bloccato da quasi due anni in Senato”.
La proposta della rappresentanza. “Noi rappresentanti nazionali abbiamo già diffuso a marzo un fac-simile della lettera che intendiamo inviare al sottosegretario Giovanardi per chiedere che venga riconosciuta ai volontari di Servizio Civile la facoltà di dichiararsi "obiettori alle guerre" ed essere così inseriti nell'albo degli obiettori e stiamo studiando alcuni aspetti giuridici con la collaborazione del prof. Antonino Drago, obiettore di coscienza, docente universitario alla Facoltà di Scienze per la Pace a Pisa e Firenze e primo direttore (2004-2005) del Comitato di consulenza per la difesa civile non armata e nonviolenta della Presidenza del Consiglio dei Ministri”.