Un' Associazione Nazionale per riconoscere lo Status giuridico-economico dei volontari
La "valida proposta" proviene dal Sottosegretario con delega al Servizio civile, On.le Carlo Giovanardi. Il Servizio Civile va rilanciato in termini di gestione ed organizzazione e non è pensabile renderlo obbligatorio. Intervista al neo Direttore dell’UNSC, On.le Prof. Leonzio Borea (di Anna Laudati)
Direttore, cosa direbbe ad un ragazzo per convincerlo a partecipare ad un progetto di servizio civile? Il SCN è una opportunità unica ed irripetibile per i giovani dai 18 ai 28 anni che desiderano misurarsi con le proprie aspettative, mettersi in contatto diretto con il proprio territorio, acquisire formazione ed entrare in relazione con altri giovani, certamente “un anno da non perdere”, ma soprattutto “un anno per crescere”.
Quali le sue aspettative relative alla nomina di Direttore dell’UNSC? Il fatto che l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile, con il governo in carica, sia rientrato nella piena competenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e che la delega sul SCN sia stata affidata al Sottosegretario alla Presidenza Sen. Carlo Giovanardi - che nel precedente governo Berlusconi ha portato al successo il SCN (45.890 volontari avviati nel 2006) - costituiscono due condizioni che mi pongono nella considerazione di ritenere che il SCN può e deve essere rilanciato riproponendolo sia in termini organizzativi che di contenuti.
Gli ultimi bandi di servizio civile sono stati caratterizzati da un notevole spostamento di fondi verso il settore dell’assistenza. Si può ipotizzare, per il prossimo futuro, un sistema equilibrato che garantisca ai diversi ambiti le stesse percentuali di finanziamento? L’”assistenza” nella sua accezione più ampia, ha costituito da sempre la caratteristica peculiare del SCN, è il settore in cui i giovani raggiungono le soddisfazioni maggiori, con cui si misurano meglio perchè devono mettere in gioco la propria intelligenza ed umanità, maturando una esperienza altamente formativa. L’assistenza costituisce anche il banco di prova in cui si cimentano con maggiore interesse gli Enti. Ciò non toglie che l’Ufficio non sia sensibile ed attento agli altri settori di attività (ambiente, beni culturali, protezione civile, estero) e a situazioni di particolari bisogni. Quest’anno è stato avviato un bando speciale sul tema della “legalità”, per circa 2000 volontari, destinato all’emergenza Napoli, cui partecipano giovani di Napoli e provincia.
In che modo Lei crede di poter combattere e arginare il fenomeno che riguarda alcuni ambiti progettuali caratterizzati dalla difficoltà a reperire volontari? Non vi è dubbio che il SCN ha una connotazione geografica che lo penalizza nell’Italia settentrionale, dove i giovani hanno maggiore opportunità di lavoro. Ciò pone l’Ufficio nella condizione di individuare soluzioni che consentano agli Enti di poter realizzare i progetti e ad un maggior numero di giovani di poter maturare l’esperienza di SCN fuori dal proprio territorio attraverso una sorta di mobilità che, tuttavia, non può costituire aggravio economico per l’UNSC. Penso a bandi speciali da utilizzare quando l’offerta di volontari per la realizzazione di progetti è inferiore alla richiesta medesima, in questi termini proporrò al Sottosegretario Giovanardi di modificare la normativa relativa.
Lo scorso giugno
Servizio civile volontario oppure obbligatorio. Cosa pensa a riguardo? Il Sottosegretario Giovanardi ha più volte espresso il suo convincimento in merito. Un SCN obbligatorio “non è ipotizzabile”, né “perseguibile” perché si scontra con la volontà degli enti che non sono in condizione di proporre progetti per 500.000 giovani l’anno, si scontra soprattutto con la natura stessa del SCN che è “scelta”. Rendere il SCN obbligatorio significa costringere 500.000 giovani a dedicare tempi della propria vita ad attività che, lungi dall’essere formativa, è stata per molti versi deleteria e penalizzante per gli stessi giovani che non sono riusciti a maturare significative esperienze formative. D’altra parte l’alta percentuale di giovani che ancora oggi rinuncia al proprio status di obiettore di coscienza, ci testimonia che la scelta fatta all’epoca dai giovani non è stata su basi di sentito convincimento di valori, quanto di opportunità o di comodo.
Quale il futuro del servizio civile? Il SCN vive un momento difficile, che riguarda diversi aspetti del sistema. I pesanti oneri contributivi, che gravano sul Fondo nazionale per il SC, hanno ridotto significativamente il numero dei volontari da avviare al servizio (oltre 10.000), penalizzando l’offerta di opportunità ai giovani. Mi sono già fatto carico di questa criticità e ho prodotto il mio intervento nelle sedi istituzionali. Sono fiducioso di un benevolo accoglimento. Vi è, tuttavia, necessità di reperire nuove fonti di finanziamento del SCN senza trascurare di ottimizzare le risorse esistenti. Il SCN va rilanciato anche in termini di gestione ed organizzazione, penso ad una conduzione più snella, più flessibile che va nella direzione della semplificazione che persegue, sostanzialmente, l’attuale maggioranza. Ma il SCN va arricchito anche in termini di contenuti valoriali per renderlo strumento sempre più utile ai bisogni del territorio e più adatto al tempo in cui viviamo. La nostra società sempre più “vecchia” e con un incremento demografico sempre più scarno, impone un ripensamento dei rapporti tra le generazioni mirato a ricomporre la frattura esistente. Molte attività di SCN, anche al di là dell’assistenza intesa in senso solidaristico, possono creare un osmotico, costruttivo rapporto tra i giovani e gli anziani, riposizionando quest’ultimi come soggetti attivi della società che non intende escluderli, ma restituire loro la dignità e la considerazione che meritano, trasformando l’anno di servizio civile nazionale in un’esperienza irripetibile per formazione e crescita.
(ha collaborato alla realizzazione dell' intervista Gianfranco Mingione)