Fania Alemanno: “La gestione del Servizio Civile Nazionale dovrebbe ritornare al Ministero della Difesa!”

di Katia Tulipano

Incontriamo Fania Alemanno, Rappresentante Nazionale dei volontari in servizio civile, per una riflessione sugli ulteriori tagli in materia previsti dal disegno di legge di stabilità presentato il 20 ottobre 2011 al Senato. (Katia Tulipano)

fania_alemanno Fania, perché pensa che la gestione del Servizio civile debba ritornare al Ministero della Difesa?
Il movimento degli obiettori di coscienza negli anni scordi ha lottato negli scorsi anni per sancire il diritto al rifiuto all’uso delle armi e concretizzare l'esistenza di una forma di difesa della patria non armata, precedentemente non contemplata.

Tuttavia, con la legittimazione costituzionale dell'esistenza di due forme di difesa della patria, considerata la profonda crisi economica che sta interessando l’Italia, salta ancora di più agli occhi il palese gap esistente tra gli investimenti nella difesa armata e quella non armata. E’ per questo che il Ministero della Difesa, inteso in senso lato, deve occuparsi di entrambe le forme di difesa, armata e non armata: stessa legittimità, medesimi nobili intenti, strumenti e strategie d'intervento differenti ma coesistenti.

Lei cosa consiglierebbe al Ministro della Difesa?
Evitiamo di proporre l'acquisto di nuovi cacciabombardieri, decidiamo di investire le somme sui giovani e per le comunità locali, rendiamo il servizio civile obbligatorio permettendo a tutti i giovani tra i 18 ed i 28 anni di mettersi a servizio della comunità per un anno della propria vita.

E poi?
E poi sarebbe auspicabile una riforma a tutto campo del sistema Servizio Civile: pensare ad esempio ad una professionalizzazione reale dei progetti, permettendone un prosieguo.

Perché valuta il servizio civile, mezzo di difesa non armata della Patria, come uno strumento così importante per la partecipazione giovanile alle realtà locali?
Tutto dipende da che tipo di realtà sociale vogliamo per la nostra crescita generazionale.

La difesa della Patria non è solo quella armata, ne esistono altre forme. Mi riferisco ad esempio al lavoro che sta facendo Emergency con gli ambulatori mobili in Italia: per me quella è difesa non armata della Patria. Come lo è qualsiasi forma di partecipazione alla vita democratica volta al miglioramento della stessa. Siamo palesemente in una condizione di emergenza sociale.

Nel disegno di legge di stabilità 2012 presentato il 20 ottobre 2011 al Senato, preparato dal Governo, e assegnato alla Commissione Bilancio, sono previsti forti tagli al fondo nazionale del servizio civile, che per il 2012 verrebbe ridotto a soli 68,8 milioni di euro. Quale futuro può esserci per questo importante strumento di partecipazione giovanile?
Il Servizio Civile Nazionale, al pari di altri interventi territoriali, come dimostrato da numerose ricerche, tende a moltiplicare nel breve, medio e lungo termine, i fondi investiti inizialmente attraverso il finanziamento e l’attuazione dei progetti, trasformandoli in puro risparmio economico per la spesa pubblica ed in benefici, servizi e ricchezza per la collettività, oltre che in un contributo alla crescita personale e professionale dei giovani volontari e dello stesso ente che offre gli strumenti per espletare il loro servizio. La riduzione e/o l’assenza di volontari in Italia porterà ad un’inevitabile riduzione delle possibilità di accesso ai servizi sociali e socio-sanitari, inducendo la collettività ad una maggiore dipendenza assistenziale nei confronti dello Stato alla quale non potrà essere fornita adeguata risposta vista la scarsità di risorse pubbliche ad oggi disponibili.