Speciale "Pensieri e azioni: un ebook per il Servizio Civile”. Abbiamo imparato a sognare, di Alessia Antoniotti e Stefania Serri

di Katia Tulipano

ServizioCivileMagazine, in collaborazione con l'UNSC nell’ambito dello speciale "Pensieri e azioni: un ebook per il Servizio Civile", pubblica le storie più emozionanti dei volontari che hanno vissuto quest’esperienza. (Katia Tulipano)

servizio_civile_pensieri_e_azioni Abbiamo imparato a sognare, di Alessia Antoniotti e Stefania Serri

 Siamo Alessia e Stefania e siamo qui a raccontare un'esperienza che ci ha cambiato la vita...

L'intraprendere questa esperienza ci ha aiutato a dare un senso a tutto quello che ci era successo negli anni precedenti e dargli un significato perché, a certe cose, per quanto tu possa sforzarti, non riesci a trovare un perché.

Gli ambiti in cui si può prestare Servizio civile sono vari e tutti interessanti, ma noi crediamo di aver avuto la fortuna di entrare nel settore che emotivamente ed umanamente ti coinvolge di più: l'ONCOLOGIA.

Le nostre reazioni appena abbiamo saputo il reparto assegnatoci sono state differenti.

Alessia: La mattina che mi hanno comunicato la mia destinazione, a caldo, la prima cosa che ho provato è stata una sensazione di non essere all'altezza, per la particolarità del reparto e per il mio carattere molto emotivo. Ragionandoci, ho capito che quello era un segno e che non avrei voluto altra destinazione, anche se sapevo che non sarebbe stato facile, ma ciò che mi aspettava mi avrebbe arricchito moltissimo.

Stefania: Io facevo già volontariato in Oncologia e quando, in seguito al colloquio, ho saputo che ciò che speravo si sarebbe realizzato, ne sono stata entusiasta, perché potevo fare tutti i giorni, quello che svolgevo solo una volta la settimana.

Siamo state molto fortunate, perché la nostra non è stata un'esperienza individuale, ma abbiamo condiviso tutto dall'inizio, dalle emozioni più belle a quelle più tristi, dai momenti di svago a quelli intensi di lavoro, sino ad instaurare un rapporto d'amicizia. Questa è una delle cose belle del Servizio civile: impari quanto sia importante la complicità con le persone con cui lavori, imparando a fidarti e a sostenerti nei momenti di difficoltà e crediamo che questo rapporto di amicizia durerà nel tempo.

Come per tutte le cose che fai per la prima volta, il primo giorno è stato caratterizzato da una bella dose di agitazione e paura di sbagliare, sentimenti che sono subito scomparsi appena abbiamo varcato la soglia del 4° piano dove si trova l'Oncologia DH di Carrara, grazie all'ambiente famigliare che ci ha accolto.

I primi tempi non sono stati facili, c'erano tantissime cose da imparare, sia a livello pratico che emotivo, infatti se dovessimo trovare 3 aggettivi per descrivere il nostro lavoro sarebbero:
Sensibilità, Velocità, Attenzione.

La parte più difficile è stata sicuramente gestire i nostri sentimenti, la nostra divisa infatti non era la casacca blu che ci hanno dato, ma il sorriso e la gentilezza, fondamentali per il rapporto con i nostri pazienti, non potevamo permetterci una lacrima, perché sapevamo che avrebbe colpito in prima persona proprio loro.

Per noi non è mai stato un sacrificio, perché ogni sorriso e ogni gesto gentile venivano ripagati dalla loro dolcezza e dalla loro forza, che veniva fuori nonostante fossero consapevoli di ciò cui andavano incontro.

Più passava il tempo e più era naturale allontanare, per 6 ore, tutti i nostri problemi e dedicarci totalmente al nostro scopo: Il sostegno della persona fragile.

Spesso quando ci chiedevano dove svolgevamo il Servizio civile, alla nostra risposta c'erano cori di "ma come fate!" oppure "non è troppo forte come reparto?", invece l'Oncologia per un anno era diventata una seconda casa, a volte anche un "rifugio", perché ogni volta che uscivamo, tutti i problemi che ci affliggevano prima di entrare, svanivano e al loro posto subentrava una carica di energia positiva.

Molte volte la forza te la trasmettevano loro, i pazienti, poiché vedere il loro sorriso e la loro voglia di vivere, nonostante la sofferenza e la malattia, ridimensionava i nostri problemi che diventavano piccoli.

Prima di varcare la soglia dell'Oncologia ci hanno dato 2 consigli:
"Cercate di essere il più distaccate possibile” e "Non portatevi il "lavoro" a casa”.

Ci è stato impossibile, è inevitabile affezionarsi ai pazienti e ai loro famigliari, e quando succede cerchi di fare l'impossibile per rendere il loro percorso meno difficile.

Ci ricordiamo in particolare di un signore, che veniva a fare terapia accompagnato da sua moglie, erano di una tenerezza infinita, per mesi li vedevamo arrivare con il loro sorriso e la loro speranza.

Inizialmente i nostri incontri si limitavano ad una volta a settimana, poi con l'aggravarsi della malattia venivano sempre più frequentemente, fino a quando è stato ricoverato. Tutti i giorni, almeno 2 volte per mattina, andavamo a trovarlo portandogli acqua fresca e fermandoci a chiacchierare con lui e la moglie, finché un giorno rientrate dalle vacanze di Pasqua quel letto lo trovammo vuoto. Ricorderemo sempre la loro dolcezza.

Ci sarebbero mille casi da raccontare. Non possiamo dimenticare il modo con cui i nostri pazienti ci accoglievano la mattina appena arrivate, spesso ci portavano cioccolatini o caramelle, bigliettini di ringraziamento, talvolta facendoci sentire in imbarazzo: per noi era normale aiutarli.

Sarebbe ipocrita dire che non ci sono stati momenti di sconforto. Molte volte ci siamo trovate ad affrontare casi estremamente delicati e non ci sentivamo affatto preparate, anche se non c'è mai una reale preparazione di fronte a certe situazioni. Pazienti che sembrava dovessero guarire velocemente, essere poi divorati lentamente dalla malattia; vedere persone giovani, nostri coetanei, che arrivano all'apparenza spensierati a fare terapia; vedere e sentire la sofferenza dei famigliari e dei pazienti arrivati alla fine dei loro giorni.

Questi momenti siamo riuscite a superarli grazie alle persone meravigliose che lavorano in questo ambiente da anni, con dedizione e amore.

Le Infermiere, i Dottori, i nostri OLP ci hanno accolte da subito con affetto, rendendoci partecipi della quotidianità del loro lavoro, senza mai farci sentire estranee o inadeguate, ci hanno insegnato cosa vuol dire responsabilità, coerenza e professionalità, ci hanno consolate nei momenti di sconforto e ci hanno fatto ridere nei momenti di svago.

Tutte le persone che abbiamo incontrato e conosciuto, ci hanno regalato qualcosa che ci ha consentito di diventare persone migliori.

Siamo cresciute sia dal punto di vista professionale, in quanto quest'esperienza è stata simile ad un lavoro, sia a livello emotivo, in quanto ha accresciuto la nostra pazienza, ci ha rese consapevoli di cosa vuol dire soffrire, cambiando totalmente la nostra visione della vita.

A conclusione del progetto, problemi e stress che prima sembravano così invadenti e insuperabili hanno un sapore diverso, più dolce e leggero.

Ora, noi, abbiamo imparato veramente a SOGNARE, dando più valore a quella cosa che tutti spesso danno per scontata: LA VITA.

 

Ente ASL Massa Carrara

Progetto Servizio Civile: un sostegno per le persone fragili

Anno 2010/2011