Il dovere di informare

di Francesco Gentile

Alcune risposte alle polemiche Cnesc per l'articolo sulla mancata elezione del Presidente della Consulta Nazionale. (F.G.)

giornalista In risposta all’articolo “Fumata nera: la Consulta Nazionale senza presidente” il sito della Cnesc ci consegna una serie di riflessioni  a cui occorre, per il prestigio dei pur anonimi autori, proporre alcune risposte, di metodo e di merito.

Cerco di andare con ordine, provando a dare innanzitutto ai lettori un quadro il più completo possibile della situazione, come sempre cerchiamo di fare sulle pagine di questo giornale.

Innanzitutto: la Cnesc reputa come inopportune le “ricostruzioni” della riunione di un organismo di carattere ministeriale fatte “in corso d’opera”. Posto che l’articolo di ServizioCivileMagazine è stato pubblicato il giorno dopo la riunione della Consulta, e non quindi a seduta aperta, ci sembra normale, per un organo di informazione sul Servizio Civile Nazionale, rendere edotti i lettori di ciò che accade nel massimo organismo di rappresentanza di questo mondo. Il fatto che la Consulta sia  “nominata con decreto ministeriale “ non solo rende opportuna la trasparenza delle riunioni (non a caso l’UNSC rende pubblici addirittura i verbali delle sedute, ndr) ma vieppiù la rende doverosa e necessaria nei confronti dei cittadini e dei lettori. Non ci sembra quindi di aver compiuto alcun gesto negativo ma, con tutta l’umiltà del caso, siamo convinti di aver svolto in pieno la funzione a cui è chiamata la stampa.

Veniamo ai fatti: dalla nota Cnesc scopriamo, non senza un certo stupore, che esisterebbe per la Consulta Nazionale del Servizio Civile la figura del Portavoce. La lettura, certamente superficiale, del regolamento che la istituisce ci aveva sempre indotti a credere che esistesse esclusivamente la figura del Presidente, quella che Cnesc detiene – se la memoria non ci inganna – ininterrottamente da quando la Consulta stessa è nata, ovvero da quasi tre lustri.

Curioso che dopo tanti anni ne venga fuori un’altra, di figura, proprio quando serviva uno strumento di risoluzione di una presagita impasse.

Nella stessa nota, Cnesc definisce “stereotipo generazionale” la legittima aspirazione dei volontari in Servizio Civile a guidare la Consulta. Dal Presidente della Repubblica al Papa vengono continui inviti alle giovani generazioni ad accogliere, pienamente, l’invito alla partecipazione e al protagonismo, non soltanto nella costruzione dei propri progetti di vita ma ancor più nella vita, civica e politica, del nostro Paese. Chissà se anche questi sono da considerarsi “stereotipi generazionali” e non altissimi richiami all’esigenza per il nostro Paese di un ricambio generale che apra la strada a nuove energie e nuovi talenti.

Tra l’altro, a questo punto saremmo tentati di chiederci se sia uno stereotipo generazionale anche il “ticket enti-giovani per la presidenza e la portavoce, innovando la precedente esperienza” che Cnesc aveva proposto ai volontari.

Ma, tant’è, di contraddizioni è lastricata la strada per il cielo e non saremo noi, semplice magazine di informazione sul Servizio Civile Nazionale, ad avere la presunzione di dirimerle tutte.

Resta un dato, non contestato né contestabile: la Cnesc ha ritenuto di opporsi alla candidatura dei giovani alla guida della Consulta, dopo 13 anni di Presidenza Palazzini.

Al nostro articolo viene poi contestato di aver omesso di riferire che la Conforti, ad un certo momento della riunione, ha candidato alla presidenza della Consulta il rappresentante del Forum Nazionale Servizio Civile, ancorché Presidente di Amesci.

In realtà proprio perché l’articolo ha inteso offrire una panoramica sulla riunione svolta e sui temi in campo, ci è sembrato giornalisticamente corretto comunicare le due candidature sottoposte al voto, senza scadere in quel gossip da retroscenisti che non ci appartiene, ne deve appartenere a chi sceglie di onorare il dovere della libera informazione.

La stessa correttezza e completezza di informazione che ci ha in questi anni guidato nel raccontare un Servizio Civile Nazionale in continuo declino e che, mai come ora, richiede coraggio e riforme se vogliamo, tutti, che questo straordinario strumento di partecipazione giovanile continui a svolgere al meglio la propria funzione.

A tale proposito rileviamo, con estremo piacere, il superamento di un atteggiamento elitario nei confronti degli enti locali, che in questi anni non ha certo portato giovamento al sistema.

Che la Cnesc arrivi a riconoscere come giuste le osservazioni dell’Anci è sicuramente un importante passo avanti nella definizione di una governance del Servizio Civile Nazionale effettivamente trasparente, partecipata dai giovani e dalle organizzazioni pubbliche e senza scopo di lucro, che è quanto da sempre questo giornale auspica.