Servizio Civile Universale è legge: al via il lavoro per i decreti attuativi. Intervista al Presidente del Forum Nazionale Servizio Civile

di Marco Di Maro

Nei giorni scorsi la riforma del Servizio Civile Universale è stata approvata definitivamente alla Camera dei Deputati dopo circa due anni di analisi e dibattito. Ora dovranno essere definiti i decreti che daranno forma e sostanza al Servizio Civile Universale. In questa intervista al Presidente del Forum Nazionale Servizio Civile, Enrico Maria Borrelli, il punto della situazione.

borrelli forum nazionale servizio civile

La riforma del terzo settore che introduce il servizio civile universale è legge. La materia ora è in attesa dei decreti attuativi. Qual è la direzione auspicata?
La riforma del terzo settore è materia complessa e sicuramente servirà tempo per approfondire le tante novità introdotte, per cui immagino che la definizione dei decreti attuativi relativi al terzo settore e all’impresa sociale richiederanno una gestazione più lunga. Confidiamo invece sulla volontà del Governo e sulla capacità del mondo del servizio civile di convergere velocemente sui contenuti del decreto attuativo che disciplinerà nel dettaglio il nuovo servizio civile universale. C’è grande fermento e voglia di costruire un modello che sia più europeo, internazionale, in grado di connettersi con le altre opportunità di crescita e formazione per i giovani. Vogliamo che il modello italiano sia di esempio per altri paesi. Crediamo che coinvolgere i giovani nel rafforzamento dei legami sociali e nella costruzione di una rinnovata cultura della cittadinanza, partecipata e inclusiva, aiuterà l’Europa ad affrontare le sfide sociali che sempre più spesso si manifestano e rischiano di indebolirne le fondamenta. Il confronto è già partito, se non ci saranno intoppi il decreto sul servizio civile universale dovrà vedere la luce entro fine anno.

Tra le novità introdotte la certificazione delle competenze e la definizione dello status giuridico del volontario. In concreto cosa significa?
La certificazione delle competenze sarà una grande opportunità per i giovani. Insieme al Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, al Ministero del Lavoro, all’Isfol e all’Agenzia Nazionale Giovani stiamo definendo le procedure per individuare, misurare e certificare le competenze acquisite dai volontari durante il servizio civile. Per fare questo occorre far interagire il sistema servizio civile con il sistema nazionale e con quelli regionali della formazione e del lavoro. Bisognerà anche trovare  le risorse economiche necessarie, poiché la certificazione avrà chiaramente un costo, ma tra le novità introdotte dalla legge, come la riduzione della durata a 8 mesi, e altre innovazioni a vantaggio dei giovani a cui stiamo lavorando si potrebbe riuscire a inserire questo arricchimento della certificazione con costi decisamente contenuti. Quanto alla status giuridico è un traguardo anzitutto culturale, essendo questi giovani al servizio dello Stato e non semplici volontari ed è necessario poterli qualificare nella pienezza e nella particolarità del ruolo rivestito nella comunità. Lo status aiuterà inoltre a definire i contorni giuridici, contributivi e previdenziali connessi al loro ruolo. Potrebbe rappresentare, non ultimo, l’opportunità per accedere ad una serie di agevolazioni che oggi sono riservate solo ad alcune categorie o individuarne di specifiche. Va costruito il senso di comune identità tra tutti i giovani che svolgono servizio civile e lo status ne aiuterà il processo.

In previsione, entro il 2017, di un servizio civile universale gli enti sono pronti a recepire un così ampio contingente di giovani?
L’obiettivo dichiarato dal presidente Renzi di un contingente di 100.000 volontari l’anno rappresenta per gli enti un insieme di sfide. La prima è legata all’evoluzione del sistema, in vista di un servizio civile che richiederà maggiori competenze, professionalità e risorse per essere gestito. La seconda è politico-sociale. Gli enti di servizio civile saranno chiamati a progettare all’interno di una programmazione pluriennale, definita sulla base delle priorità sociali segnalate dallo Stato e dalle Regioni. Ciò significa che lo Stato, le organizzazioni di servizio civile ed i giovani faranno corpo unico per contrastare le emergenze, nel creare coesione sociale e nel tutelare il bene comune. La terza sfida sarà sulla capacità di assicurare, ai giovani e allo Stato, un servizio civile di qualità. Dal 2001 ad oggi, abbiamo sperimentato la capacità degli enti di misurarsi con l’attuazione dei progetti e con la capacità di gestire adeguatamente la crescita e la formazione dei giovani. L’esperienza ci ha mostrato che non tutti gli enti hanno le caratteristiche necessarie a garantire entrambi gli obiettivi. Tuttavia un contingente di 100.000 giovani richiede un sistema ampio di enti accreditati, per cui bisognerà immaginare nuove regole di accreditamento che distinguano gli enti per capacità organizzative e non più sulla base di criteri dimensionali e numerici. Saranno fondamentali le sinergie tra enti, la condivisione di risorse e competenze, la messa in rete del servizio civile con i sistemi della formazione e del lavoro. Dovremo, tuttavia, evitare di rincorrere la crescita come valore assoluto, per non trovarci nuovamente nei problemi riscontrati con i recenti bandi straordinari, dove sono pervenuti pochissimi progetti da parte degli enti, e con quello ordinario che è stato prorogato per le poche domande dei giovani a partecipare. Se sapremo affrontare con intelligenza organizzativa le novità introdotte dalla riforma sono convinto che il servizio civile, ancora una volta, sarà elemento di straordinaria innovazione sociale nel Paese. Come Forum Nazionale Servizio Civile siamo pronti a mettere la nostra esperienza e le nostre organizzazioni al servizio di queste sfide.