Neet, uno su 3 ha trovato lavoro dopo il servizio civile con Garanzia giovani

di Redazione

I dati della terza indagine Inapp sul Servizio civile nazionale, presentata al ministero del Lavoro dal sottosegretario Luigi Bobba.

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A sei mesi dalla fine del servizio civile con Garanzia Giovani risulta occupato un ragazzo su tre. Tra questi, il 22,5% ha trovato lavoro attraverso gli enti dove ha prestato servizio.

Una fotografia aggiornata, la terza negli ultimi 12 mesi, sul Servizio civile con Garanzia Giovani e “verso il servizio civile universale”. È quella che è stata presentata oggi al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali dal Sottosegretario con delega al servizio civile, on. Luigi Bobba, e da Stefano Sacchi, Presidente dell'INAPP (ex Isfol), che ha condotto materialmente l’indagine su un campione di mille intervistati tra i 4.251 giovani che hanno svolto il servizio civile nel 2015 tramite il programma Garanzia Giovani.

Il quadro che emerge conferma, sulla scia delle precedenti indagini, la "positività della scelta di aver inserito, unico paese in Europa, il servizio civile nella proposta di azioni di Garanzia Giovani", ha commentato il Sottosegretario Bobba. Infatti a sei mesi dalla fine del servizio, "un ragazzo su tre risulta occupato (33,5%): tra questi, il 22,5% ha trovato lavoro attraverso gli enti dove ha prestato servizio", ha detto Sacchi. Quest’ultimo dato in particolare è secondo solo a quello classico sull’opportunità di ricerca del lavoro costituito da parenti ed amici, pari al 35,6% dei giovani volontari.

"Una vera e propria scossa per i Neet” ­ ha proseguito Sacchi ­: i ragazzi che all’inizio dell’esperienza non studiavano né lavoravano sono tornati ad attivarsi grazie il servizio civile svolto in Garanzia Giovani”.

Secondo i dati dell’Inapp il 13,2% di chi ha svolto il servizio civile è inoltre rientrato in formazione a 6 mesi dalla conclusione dell’esperienza. Non solo, il 93,2% afferma di essersi attivato nella ricerca di un lavoro, con esiti occupazionali positivi – come detto ­ nel 33,5% dei casi. “Un risultato rilevante – commenta ancora il Presidente Inapp ­ considerando che si tratta di giovani precedentemente al di fuori da tutti i percorsi e con caratteristiche di limitata occupabilità. Il 70% dei volontari intervistati ha infatti un titolo di studio medio­basso (licenza media/diploma), nel 75% dei casi proviene dalle regioni del Centro­Sud e il 32% ha un background familiare basso o medio­basso (calcolato sulla base del titolo di studio e condizione occupazionale dei genitori)”.

Dalla ricerca emerge, in linea con i dati già conosciuti, un’alta partecipazione femminile (6 donne su 10 volontari), ma anche un’elevata soddisfazione per l’esperienza svolta: il 94,7% degli intervistati rifarebbe il servizio civile, e l’81% ritiene di aver acquisito competenze utili per il lavoro.

"Questi risultati – ha aggiunto il Sottosegretario Bobba – confermano come la norma contenuta nel recente decreto legislativo di riforma del Servizio Civile Universale, che sarà in G.U. a giorni e che prevede di coinvolgere giovani con minori opportunità, va nella direzione giusta: favorire l’accesso al Servizio Civile dei giovani Neet. Dovremo vedere come questa norma possa premiare quegli enti che si prenderanno in carico anche questa scelta”. “Con le risorse disponibili per l’anno 2017 – 257 milioni – avremo modo di ampliare la platea dei destinatari fino a raggiungere quest’anno circa 50.000 giovani in Servizio Civile”, prosegue l’on. Bobba che ricorda anche come sul tema delle certificazioni delle competenze si pensi di utilizzare lo strumento dello Youthpass, “già sperimentato in altri ambiti e disponibile per tutto il territorio nazionale”.

Sul versante europeo risulta invece ad oggi meno chiaro il collegamento tra il servizio civile italiano e i “Corpi Europei di Solidarietà”, l’iniziativa lanciata a fine anno scorso dal Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker ed ora in fase di attivazione. “Questo Programma recepisce l’idea di un “servizio civile europeo” proposto durante il semestre di presidenza italiano del Consiglio dell’Unione Europea ed ha obiettivi ambiziosi e condivisibili, ma risulta ancora un po' confuso, tenendo conto che molti Paesi europei non hanno esperienza di servizio civile. Occorre capire meglio il legame con esso, nonché il collegamento con un’altra esperienza in corso, anche se su numeri più piccoli, come il Servizio Volontario Europeo”, conclude il Sottosegretario Bobba.

Intanto il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile ha comunicato che con l’avvio il 13 marzo scorso di 2.791 giovani volontari, sono in totale 33.123 quelli attualmente in servizio in Italia e all’estero, per complessivi 1.157 progetti attivi.

 

Fonte Redattore Sociale