Cambia il Servizio civile, forse
Prove tecniche di riforma per il Servizio Civile Nazionale. Con l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dello schema di legge delega si compie una tappa importante di un percorso iniziato nella scorsa legislatura. Già ai tempi del Governo Prodi sotto la guida di Paolo Ferrero, in quei giorni Ministro della Solidarietà Sociale, si pose la necessità di intervenire radicalmente sull'impianto legislativo del Servizio Civile. L'aumento delle richieste dei giovani, la crescita esponenziale delle realtà associative coinvolte e una diminuzione notevole delle risorse disponibili hanno reso di anno in anno il sistema sempre meno in grado di assolvere efficacemente la propria funzione educativa e formativa.
Le tante riunioni, il coinvolgimento dei giovani e degli enti,mesi e mesi di discussione si dissolsero insieme alla fine dell'esperienza di Governo del centro-sinistra. Il ritorno di Carlo Giovanardi come sottosegretario al Servizio Civile, ruolo già svolto nella legislatura 2001-2006, ha ridato slancio e vigore ai propositi di riforma. A poco più di un anno dall'insediamento del Berlusconi IV le modifiche alla legge 64 del 2001, l'atto di nascita del Servizo civile, sembrano imminenti. Con l'approvazione dello schema di legge delega il Governo, dopo aver ottenuto il voto favorevole delle Camere, ha dodici mesi per predisporre i decreti legislativi di attuazione. Le misure previste, contenute in un solo articolo di 13 commi, sono il tentativo di sintetizzare una serie di necessità che in questi mesi si sono palesati. Dalla esigenza di ridurre i costi complessivi al bisogno di determinare un riequilibrio territoriale dei giovani impegnati passando per una ridefinizione della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni: tutto o quasi trova spazio nel testo messo a punto da Giovanardi. Quasi tutto in realtà, visto che non è stata recepita la richiesta di alcuni enti di aprire le porte ai giovani immigrati e di definire per legge un contingente minimo annuale.
Nel dettaglio il testo del Governo prevede in primo luogo una rimodulazione della durata e dell'orario di servizio, rivedendo i limiti della durata, non inferiore a 9 mesi e non superiore a 12 mesi attuali e l'orario settimanale da un minimo di 20 ad un massimo di 36 ore, intervento giustificato dalla necessità di rendere più facile per i ragazzi conciliare il servizio civile con i tempi di studio o di lavoro. Non incide sui volontari ma sul sistema e la sua organizzazione la seconda direttrice del testo che prevede una differente articolazione delle competenze tra Stato e Regione. Diversamente dal regime attuale la gestione del Fondo Nazionale sarà di competenza esclusivo dello Stato mentre spetterà agli enti locali finanziare specifiche attività territoriali. Questo elemento, anche in vista del necessario parere della Conferenza Stato Regioni, rischia di essere il vero ostacolo alla riforma. Difficilmente gli enti locali rinunceranno alla co-gestione del Fondo Nazionale e ancora meno agevole sarà convincerli ad investire risorse proprie. Sul versante economico spicca la previsione di una compartecipazione degli enti ai costi di gestione. Ultima modifica , destinata a produrre difficoltà e problemi, è l'introduzione di elementi di riequilibrio territoriale, allo scopo di impedire una distribuzione non omogenea dei volontari. Tradotto: evitare che sussista la condizione attuale che vede il sud primeggiare in termini di volontari avviati in servizio, a fronte invece di un settentrione dove talvolta i progetti non partono per assenza di domande. Come farlo? Prevedendo forme di mobilità interregionale con oneri a carico degli enti.
Le reazioni dei differenti attori del Servizio Civile sono di moderata approvazione, seppur con distinguo e differenza. Don Giancarlo Perego, che rappresenta la Caritas in Consulta nazionale, definisce il testo “complessivamente positivo” ponendo però la necessità di affrontare subito i nodi che riguarderanno“ la formazione, la conciliazione della progettazione con il territorio, la sussidiarietà che non deve essere mortificata schiacciando il servizio civile solo su progetti di enti locali e pubblici, ma valorizzando il contributo del Terzo Settore e dell'associazionismo”. Licio Palazzini Presidente della Consulta Nazionale apre invece un fronte dialettico sul versante della compartecipazione economica degli enti dichiarando “ ci potremmo anche pensare” subordinando però l'eventuale consenso ad una definizione di un contingente minimo annuale, elemento non previsto dal testo del Governo. Enrico Maria Borrelli Presidente di Amesci accoglie positivamente l'intervento dell'Esecutivo sottolineando l'elemento nuovo del coinvolgimento del Ministro della Gioventù Meloni e del Ministro del Lavoro Sacconi , condizione fondamentale, secondo Borrelli, “che favorisce non solo il collegamento del Servizio Civile con altre aree di interesse per i giovani, ma può aiutare il Governo stesso a definire una programmazione più ampia del servizio civile sia in termini di contenuti ed opportunità per i giovani che in termini finanziari, ad oggi ancora esigui”.
Nella ridda di voci, dichiarazioni e opinioni espresse comincia ad essere pesante il silenzio dei volontari in Servizio Civile, veri e primi destinatari dell'intervento del Governo.