Livia Turco, PD: "Aprire il Servizio Civile anche ai giovani immigrati"
Sulla scorta dell’esperienza del Comune di Torino, presentata alla Camera una proposta di legge nel segno dell’integrazione (di Francesco Enrico Gentile)
I precursori sono stati gli amministratori del Comune di Torino che ben tre anni fa aprirono le porte al Servizio Civile volontario ai giovani immigrati, attraverso l’attivazione autofinanziata di opportunità di impegno volontario. Sulla scorta dell’esperienza piemontese Livia Turco, deputata del Partito Democratico, ha presentato ieri alla Camera una Proposta di Legge diretta ad ampliare a consentire l’accesso al Servizio Civile anche ai ragazzi e alle ragazze immigrate.
Secondo le intenzioni dell’ex-Ministro della Salute del Governo Prodi, l’esperienza di Servizio civile dovrebbe essere estesa anche ai “giovani immigrati regolarmente soggiornati in Italia”. Il testo, che prevede la costituzione di una “Agenzia del Servizio civile con il compito di incentivare i Comuni, le Regioni, le Amministrazioni dello Stato e gli enti privati a promuovere la partecipazione dei giovani immigrati al Servizio Civile, prevede due sostanziali modifiche alla legislazione corrente: l’equiparazione del Servizio Civile ad una esperienza di lavoro, con conseguente contrattualizzazione; un ruolo molto forte degli enti locali nella definizione dei progetti stessi, prevedendo esplicitamente all’Articolo 1: "I Comuni, nell’ambito delle politiche di integrazione degli immigrati, dell’educazione interculturale e per il coinvolgimento attivo dei giovani alla vita sociale e culturale della città, promuovono il Servizio civile volontario per i giovani immigrati”.
La proposta della Turco, attuale coordinatore del Forum immigrazione e politiche sociali del Partito Democratico, tenta anche di rispondere all’obiezione relativa al finanziamento dei progetti, difficoltà atavica del sistema. È prevista infatti un incremento per il 2010 del Fondo Nazionale del Servizio Civile, un incremento di 20milioni di Euro. L’esperienza di servizio civile, si legge ancora nel testo, costituirebbe un credito per favorire l’acquisizione della cittadinanza italiana. Boutade o proposta praticabile? Al Parlamento, forse, l’ardua sentenza.