Africa. In missione da una vita: Intervista all’italiana Suor Bruna Chiarini

di Anna Laudati

Lei è italiana, ha scelto di fare la missionaria e da oltre trenta anni vive a servizio della popolazione e specialmente dei bambini del Burundi. Ed è proprio lì che l’abbiamo raggiunta ed intervistata. Guarda il video. (Anna Laudati)

Burundi_96 Quando sono stata in Burundi la prima volta in agosto 2009, lo scenario che mi si presentò fu rabbrividente. Mentre si procedeva con un pulmino su una strada polverosa per raggiungere da Bujumbura Ngozi, a circa cinque ore di distanza, ciò che mi colpì oltre alle centinaia di persone che circolavano al alta velocità a piedi e senza scarpe per centinaia di km, furono le decine e decine di bambini, sporchi, magri, vestiti di pochi stracci color fango, con grandi occhi spalancati che ci guardavano passare. Sembravano topini! Spuntavano uno dietro l’altro, dal più piccolo al più grande, dalle colline polverose, o da dietro gli alberi. Mi chiesi come mai tutti quei bambini in strada: poi capii.

Essere bambini in paesi come il Burundi, è un’ impresa difficile.  Le ragazze diventano madri prestissimo e spesso vengono lasciate dai compagni e abbandonate dalle famiglie. Nella migliore delle ipotesi trovano un altro fidanzato con cui fanno altri figli, ma difficilmente possono tenere in casa i maschi avuti da relazioni precendenti. Il risultato è che i bambini, rifiutati anche dai nonni a causa della povertà,  cominciano a vivere per strada.

La strada in Burundi, non è come la strada in una qualsiasi città o paese che possiamo immaginare noi occidentali. La strada in Burundi o in altri paesi africani, vuol dire patire la fame, morire per malaria o anche per una qualsiasi ferita non disinfettata, o per dissenteria, per tifo, colera e anche di stenti.

E’ improbabile che un povero che a stento riesce a sfamare se stesso e i propri figli, possa fare la carità ad un bambino di strada! Allora qual è l’alternativa per un ragazzino così piccolo finito in strada perché rifiutato da tutti ,  se non quella di rubare al mercato, respirare colla per non avvertire i crampi della fame e dormire sotto le lamiere in strada?

Bè, un’ alternativa c’è.  A Ngozi nel nord del Burundi, si trova un  centro di recupero dei ragazzi di strada GIRITEKA che in lingua kirundi vuol dire ‘recupera dignità’.  Il Centro è nato nel 2003 grazie all’appoggio del Vescovo di Ngozi, Sua eccellenza Gervais Banshimiyubusa e vive soprattutto grazie all’appoggio del P.A.M. (Programma di Alimentazione Mondiale dell’O.N.U.) e al sostegno diocesano. A gestire la struttura è una suora missionaria italiana Bruna Chiarini insieme ad altre due, una del Ruanda e una di Figi.

Suor Bruna  è in Brundi da 38 anni. Ha vissuto i genocidi tra Hutu e Tutsi durante la guerra civile che è durata  13 anni, dal 1993 al 2006; ha soccorso, rischiando la propria vita, feriti e moribondi e infine, sopravvissuta anche a quella guerra, si è dedicata al recupero dei ragazzi di strada. “Oggi giorno gravitano intorno al centro – ha spiegato suor Bruna – 230 ragazzi anche se ve ne risiedono solo 40. Da noi i ragazzi possono mangiare, seguire le lezioni, imparare un lavoro e farsi curare se sono malati. Alcuni ragazzi si avvicinano al centro spontaneamente altri vengono recuperati al mercato dagli assistenti sociali. La maggior parte di loro sono stati rinnegati dalle famiglie e negli anni hanno subito violenze di ogni genere altri sono orfani”. Visita il sito: giriteka.blogspot.com.

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