Napoli, all’ateneo federiciano si discute dell’ indagine istat sull’omosessualita’
Presentata per la prima volta in un Ateneo, l’indagine Istat sulla popolazione omosessuale nella società italiana. (Ornella Esposito)
Mentre Barney Frank è diventato il primo membro del Congresso Usa a convolare a nozze con una persona dello stesso sesso, a Napoli per la prima volta un contesto universitario ospita un seminario sull’indagine ( la prima) condotta dall’Istat relativamente alla popolazione omosessuale nel nostro paese.
L’iniziativa, che si svolge stamane dalle ore 10.00 alle ore 13.00 presso l’aula Pessina in C.so Umberto, è promossa dal Dipartimento TEOMESUS dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in collaborazione con il Dottorato di Ricerca in Studi di Genere e, tra i tanti, vede il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Arcigay.
Napoli, che da poco ha ospitato con successo il gay pride ed ha istituito il Registro delle Unioni Civili, continua a mostrare sensibilità verso tematiche attuali ed importanti quali le differenze di genere e l’omofobia.
Tra i relatori, docenti dell’Università degli studi di Napoli, il referente regionale dell’Ufficio Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), avv. Enrico Detta, il presidente dell’Arcigay, Paolo Patanè e naturalmente i ricercatori dell’Istat.
L’indagine, la prima in Italia, è stata commissariata dall’UNAR e presentata a Montecitorio il 17 Maggio scorso in occasione della Giornata Internazionale contro l’omofobia.
L’immagine che emerge è quella di un paese che in media riconosce le persone omosessuali vittime di discriminazioni: “Il 61,3% dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati, l'80,3% che lo sono le transessuali”.
Il (62,8%) “è d'accordo con l'affermazione "è giusto che una coppia di omosessuali conviventi possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata". Il 43,9% con l'affermazione "è giusto che una coppia omosessuale si sposi se lo desidera”.
Ma dichiara anche che “se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati".
I giovani, in particolare quelli del centro e del nord Italia, si mostrano più favorevoli verso le persone omosessuali.
Preoccupante, invece, è l’affermazione del 29,7% degli italiani secondo cui “la cosa migliore per un omosessuale è non dire agli altri di esserlo". Questo è uno dei punti cruciali su cui la società civile e la politica devono riflettere.
Infatti, la metodologia utilizzata dall’Istat per somministrare le domande ha avuto un peso rilevante nell’indagine. Si è scelto di salvaguardare quanto più possibile la privacy attraverso l’utilizzo della busta sigillata, così da consentire un più alto margine di libertà agli interpellati e favorire un maggior numero di risposte. Ciò manifesta l’esistenza ancora di forti difficoltà da parte degli omosessuali a dichiararsi tali.
“Circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale”, ma i dati emersi – precisa l’Istat – sono relativi solo a coloro che hanno espresso chiaramente il proprio orientamento sessuale, pertanto, sono da considerarsi parziali.
Il dibattito sull’omosessualità necessita ancora di molti spazi oltre a quelli dell’Ateneo federiciano. È certamente significativo che il Governo abbia commissionato all’Istat un’indagine su tale tematica.
Viene tuttavia da chiedersi: “Perché se la maggioranza degli italiani è per la parità di diritti tra coppie etero e coppie gay, il nostro Paese resta il fanalino di coda dell’Europa nel loro riconoscimento?”.
Per ulteriori informazioni, è consultabile il sito www.bullismomofobico.it.