Violenza sulle donne, impossibile uscirne da sole. La storia di Clara

di Ornella Esposito

Le donne possono dire basta alla violenza su di loro. Ma senza l’aiuto di centri specializzati è impossibile.  Lo dice Clara, una donna vittima. (Ornella Esposito)

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Domenica 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. ServizioCivileMagazine  sceglie di dare direttamente  voce a coloro che in prima persona hanno vissuto l’inferno della violenza da parte del proprio partner. Lo fa raccontando la storia di Clara, 58 anni, laureata e residente in un paese della provincia di Napoli. Una donna che è riuscita a riconquistare la libertà grazie all’indispensabile aiuto di un centro antiviolenza , e che non si vergogna di raccontare la sua storia.

 

Clara, quando è cominciata la tua storia?
Mi sono sposta a 30 anni, e la mia storia è iniziata subito dopo il matrimonio. Il mio ex marito era una persona già predisposta alla violenza per storia familiare (questo l’ho saputo dopo),perché i comportamenti violenti nella sua famiglia erano la normalità. Mi trattava come fossi la sua nemica (e lui era diventato mio nemico), mi diceva che non valevo niente, e che prima o poi mi avrebbe ammazzata. Le violenze fisiche e psicologiche erano continue, per esempio, la notte quando rincasava, senza motivo, mi buttava giù dal letto e mi aggrediva.
Se la prendeva con me per quello che gli succedeva fuori dalla famiglia, e svolgeva una vita parallela  senza alcuna preoccupazione per i problemi familiari. Io mi occupavo di tutto. Ho svolto per 20 anni la mia professione nel campo medico, poi ho curato l’impresa familiare, ho prodotto reddito, ho portato avanti la famiglia, e ad un certo punto mi ha tolto anche i soldi. Se avevo bisogno di qualcosa o dovevo chiedergli soldi o rubarglieli.
Nel 2002 lo denunciai. Grazie al mio avvocato fui ospitata, insieme ai miei due figli, per circa venti giorni da una struttura di accoglienza gestita da suore, fino a quando il tribunale non avrebbe emesso  il decreto di allontanamento da casa. Chiesi anche aiuto all’assistente sociale del mio comune, ma non seppe indirizzarmi verso nessun centro di aiuto. In varie occasioni ho chiamato la polizia, ma mi dicevano “sono cose private di famiglia”.  Dopo poco tempo ritornai a casa. Le promesse da parte del mio ex marito erano quelle che sarebbe cambiato, ma non è stato così.
Dal 2002 al 2009 sono andata avanti portando avanti la famiglia, in un clima di violenza. Ad un certo punto non avevo nemmeno più il diritto di parlare.

Le violenze avvenivano anche davanti ai tuoi due figli?
Sempre. Il primo si nascondeva, mentre il secondo aveva un atteggiamento protettivo verso di me.

Poi nel 2009 cosa è successo?
C’è stata una separazione di fatto, vivevamo sotto lo stesso tetto praticamente separati, ma la situazione non era assolutamente sostenibile. Nel 2011 me ne sono andata a Bologna dove avevo un parente. Il mio ex marito era quasi contento fossi andata via pensando che, come sempre, avrei fatto marcia indietro, ma questa volta ho incrociato sul mio cammino delle persone che mi hanno aiutata.
Ho conosciuto l’UDI, Unione Donne Italiane, che mi ha accolta e sostenuta nel creare le condizioni di protezione per ritornare a Napoli, dove ho casa e figli. L’UDI, infatti, mi ha messo in contatto con  il centro antiviolenza Lilith di S. Sebastiano al Vesuvio (che rischia la chiusura per mancanza di fondi, n.d.r.).

Cosa hanno fatto per te?
Hanno fatto tutto. Mi hanno assistita da tutti i punti di vista. Hanno contattato l’assistente sociale del mio comune, e sono stata messa in casa-famiglia fino a quando non è intervenuto il decreto di protezione che intimava a mio marito di andare via di casa. Mi hanno assistita legalmente e psicologicamente. Finalmente non mi sono sentita sola.

Dunque, alla luce della tua esperienza, quanto sono importanti i centri antiviolenza?
Non sono importanti, sono fondamentali. Ho deciso di raccontare la mia storia proprio per dire che le vie di uscita dalla violenza esistono, ma senza  sostegni adeguati con i centri antiviolenza è impossibile. Da sole, non ne si può uscire.

Chi era Clara ieri e chi è Clara oggi?
E’ sempre la stessa persona, l’unica differenza è che prima ero arrabbiata con la società oggi, invece, non lo sono più perché ho incontrato persone che mi hanno sostenuta e che al di là del loro lavoro, credono in ciò che fanno rischiando anche personalmente. Questa vicinanza mi ha dato la forza di sentirmi uguale agli altri. Non bisogna mai pensare che non ci siano opportunità. Se ce l’ho fatta io alla mia età , ce la può fare chiunque. Ora posso ricominciare perché sono una donna libera.

Per ulteriori info sui centri antiviolenza: www.sottencoppa.it www.lekassandre.com.