Speciale Donne Marzo 2013. Violenza di genere, la parola a Maschile Plurale

di Ornella Esposito

Il tema della violenza alle donne dal punto di vista di uomini che per comprenderla si sono anzitutto interrogati sulla  loro identità. Intervista a Claudio Vedovati. (Ornella Esposito)

maschilePlurale

Da dove nasce la violenza alle donne? Cosa e chi si cela dietro il suo autore? Come si può combatterla? Interrogativi - questi –  sempre più pressanti dinanzi alle notizie degli “amori criminali” che, quasi quotidianamente, si consumano nel nostro Paese.

 

Di violenza alle donne, oggi, fortunatamente se ne discute. Tra di loro e con loro. Ma a parlarne è importante che lo facciano anche e soprattutto gli uomini.

ServizioCivileMagazine ha intervistato Claudio Vedovati, tra i fondatori dell’Associazione Maschile Plurale, nata a Roma proprio sulle mosse di un appello nazionale contro la violenza alle donne.

Dottor Vedovati, come e soprattutto perché è nata l’Associazione?
Maschile Plurale è nata a Roma nel maggio del 2007 successivamente alla pubblicazione di un appello nazionale contro la violenza sulle donne, scritto da alcuni dei promotori nel settembre del 2006 e controfirmato in pochi mesi da un migliaio di altri uomini di ogni parte d'Italia.
Siamo nati perché volevamo e vogliamo proporre riflessioni e pratiche di ridefinizione della identità maschile, plurale e critica verso il modello patriarcale che impone la cultura della virilità, dell’essere competitivi, e vede il corpo (dell’uomo) usato per offendere, minacciare. Naturalmente tutte queste riflessioni le portiamo avanti in relazione positiva con il movimento delle donne.

Su cosa vi siete interrogati come maschi, rispetto al tema della violenza di genere?
Innanzitutto abbiamo preso la parola, come uomini, contro la violenza maschile sulle donne. Ma la condanna moralistica non serviva a niente, e portava all’equivoco che noi siamo i maschi “buoni” mentre ci eravamo e ci siamo dentro fino al collo in quel mondo.
C’era bisogno che gli uomini iniziassero a parlare di loro e tra di loro. In particolare ci siamo chiesti se i modelli” normativi” della sessualità ci rendevano maschi “felici” o se anche noi avevamo il desiderio di liberarci da alcuni cliché.

E cosa ne è uscito fuori?
Ne è uscito che non ci potrà mai essere una separazione netta dal modello maschile dominante, ma possiamo e dobbiamo esplorare continuamente di cosa è fatto il nostro desiderio, che abbiamo interrogato meglio giungendo a due importanti riflessioni.
La prima riguarda il rapporto corpo/sessualità: i maschi affrontano il “problema” dell’impossibilità a generare attraverso il controllo.
La seconda, più che una riflessione è una presa d’atto: anche le donne hanno desideri. Il riconoscimento delle donne come esseri desideranti trasforma  di conseguenza l’immagine della sessualità maschile.

Alla luce di queste riflessioni, come pensate si possa contrastare la violenza alle donne?
La violenza è parte di un universo culturale condiviso non solo dai violenti: per contrastarla è necessario,  come dicevo, mettere in discussione il nostro immaginario, la nostra idea delle relazioni tra i sessi, le nostre aspettative e proiezioni nelle relazioni con le donne e con gli altri uomini.

Per saperne di più: www.maschileplurale.it.