Donne alle prese con l’ amore e amicizia ne “Le intolleranze elementari”, l’esordio letterario di Serena Venditto

di Ornella Esposito

Continua lo speciale donna di ServizioCivileMagazine. Parliamo del primo romanzo della napoletana Serena Venditto, le cui protagoniste sono tre donne, giovani, alle prese con i sogni, l’amore e le loro fragilità. (Ornella Esposito)

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Le “Intolleranze elementari” (edito da Homo Scrivens) è un tris di donne, giovani e molto diverse tra loro, tenute insieme dal filo dell’amicizia e della condivisione dei progetti per il futuro.

È la storia di Beatrice, Elena e Marzia che lavorano in un piccolo bar di colore blu mentre, ciascuna, a suo modo, cerca di realizzare i propri sogni. Beatrice ha ventinove anni ed è perennemente sul punto di laurearsi, innamorata di un uomo bellissimo e sentimentalmente inadeguato, Elena è una pubblicitaria svanita e pigra, alla ricerca di un lavoro vero mentre Marzia vive nei preparativi del suo matrimonio.

Serena Venditto, al suo esordio letterario (il libro dopo cinque mesi è alla prima ristampa,ndr) maneggia i temi, molto femminili, dell’amicizia e dell’amore e catapultandoci nelle vite di queste tre “piccole donne”, ci fa ridere con loro e di loro, ci fa sentire le palpitazioni dei cuori per poi condurci, insieme a Beatrice, nei luoghi in cui vissero i personaggi di Gabriel Marquez come possibilità di momentanea pausa dalla vita reale.

ServizioCivileMagazine ha intervistato l’autrice.

Serena, la prima domanda è quasi d’obbligo: perché il titolo “Le intolleranze elementari”?
"Il titolo è nato molto prima del libro e per scherzo. Parlavo con un’amica che soffre di tutte le intolleranze alimentari esistenti al mondo, di qui l’idea delle intolleranze elementari che sono momenti di ritiro dalla realtà circostante. Questo titolo vuole dire che ci sono cose nell’esistenza di ognuno di noi che non possono essere evitate, bisogna imparare solo a conviverci ma come nelle intolleranze alimentari il corpo le rifiuta".

Le tue protagoniste, tre giovani donne, sono alle prese con i loro sogni e le loro quotidiane difficoltà. Quanto ti sei ispirata al reale, alle donne di oggi, nel creare i tuoi personaggi?
"Per delineare i caratteri mi sono ispirata moltissimo alla realtà. Io sono tutte e tre le donne, ma soprattutto Beatrice (il personaggio principale,ndr). Questo romanzo può sembrare una storia sull’amore, in realtà è soprattutto una storia sull’amicizia, sui legami".

Nel tuo romanzo c’è molto cuore, diciamo che è quasi un co-protagonista. Il cuore per un verso o un altro entra nella vita dei personaggi. Ci spieghi meglio?
"Si. La location in cui è ambientata la storia è un bar che si chiama “Hearts”, cioè cuore. Il bar si trova accanto ad un reparto di cardiologia e cardiochirurgia. Diciamo che il cuore è l’organo più elastico che abbiamo, ha una sua consistenza per così dire fisica, ma è anche “l’organo” che domina le emozioni.
Volevo parlare del cuore da più punti di vista: emozionale, simbolico, ma anche fisiologico e medico (la protagonista scopre di avere una malattia non grave al cuore,ndr). Ciò che ho voluto mostrare attraverso l’intreccio del fisiologico-emozionale è che l’amore è una cosa molto fisica".

L’aspetto assolutamente interessante del libro è che non ci presenta delle super-donne. Al contrario, la forza dei personaggi femminili sta proprio nella manifestazione delle loro fragilità. Un modo anacronistico di presentare la donna rispetto all’immagine che delle donne oggi si dà, e che loro stesse vogliono dare di sé.
"Si, è vero. I miei personaggi sono anche fragili, imperfetti, intolleranti appunto. Volevo mettere in evidenza che la forza vera di una donna e di una persona in generale è un patto con la propria debolezza, è la conoscenza dei propri limiti e la capacità di gestirsi. Le fragilità e debolezze delle protagoniste sono il loro punto di partenza, ma con serenità, pacifica accettazione di sé e con una buona dose di ironia ed autoironia".

Per ulteriori info: www.homoscrivens.it.