Diventare mamma: la Finlandia è il posto migliore, il Congo il peggiore. I dati di Save the Children

di Ornella Esposito

Save the Children presenta il 14° Rapporto sullo stato di salute delle mamme nel mondo. Medaglia nera per il Congo,  Finlandia al primo posto. L'Italia è sopra gli Usa nella classifica. (Ornella Esposito)

rapporto_save_the_children Alla vigilia della festa della mamma, Save the Children pubblica il 14° Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo. Quest'anno,  evidenzia lo studio, la Repubblica Democratica del Congo ha strappato il primato negativo detenuto (sempre secondo la stessa ricerca dell'anno prima) dal Niger per essere il peggior Paese in cui diventare mamma. La Finlandia invece ha sottratto la "medaglia d'oro" alla Norvegia.

Il rapporto ha analizzato le condizioni di mamme e bambini in 176 paesi: nelle nazioni in fondo alla classifica, in media una donna su 30 muore per cause legate alla gravidanza o al parto.

I Paesi del nord Europa quali Finlandia, Svezia e Norvegia sono ai primi posti nella classifica dei paesi dove lo stato di salute della madre, il livello di istruzione, le condizioni economiche, politiche e sociali garantiscono il benessere alle mamme e ai loro figli. Al contrario, i dieci paesi, tutti dell’Africa sub-sahariana, che si collocano in fondo alla graduatoria chiusa dalla Repubblica Democratica del Congo.

La quasi totalità delle morti di neonati e delle loro mamme (rispettivamente il 98 e il 99% ) si verifica nei paesi in via di sviluppo dove è fatale la mancanza di servizi sanitari di base e di assistenza prima, durante e dopo il parto.

Ampio spazio quest’anno è stato dedicato al focus tematico “Sopravvivere al Primo Giorno”, con la creazione di un indice relativo alle morti precocissime dei neonati, quelle cioè che avvengono nelle prime 24 ore dalla nascita. Ben 1 milione di bambini ogni anno non sopravvive al primo giorno: la frequenza più alta si registra in Somalia (18 bambini morti su 1000 nati), Mali, Sierra Leone, RDC (17), Repubblica Centrafricana (16), Ciad, Costa d’Avorio, Angola (15).

L’Italia  - secondo il rapporto - si posiziona al 17° posto. Le condizioni di salute delle mamme e dei bambini raggiungono livelli alti (il tasso di mortalità femminile per cause legate a gravidanze e parto è pari a 1 ogni 20.300, quello di mortalità infantile è di 3,7 ogni 1000 nati vivi), come abbastanza alto è il livello di istruzione delle donne, pari a 16 anni di formazione scolastica. Benché la scarsa percentuale media di partecipazione politica delle donne fotografata dal Rapporto (20,6%) abbia subito un deciso incremento in occasione delle ultime elezioni (con il 28,6% al Senato e 31,3% alla Camera), siamo ancora distanti perfino da paesi come l’Angola (38%), l’Afganistan (27%) e il Mozambico (39%) come veniva evidenziato anche nel rapporto dello scorso anno.

Salta all’occhio nel Rapporto il 30° posto occupato nella classifica generale dagli Usa per lo stato di benessere delle mamme e dei loro figli. Tra i paesi industrializzati, gli Stati Uniti addirittura guidano la triste classifica per mortalità dei neonati: ogni anno più di 11.000 bambini americani muoiono durante il loro primo giorno di vita. Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche siano soddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori paesi, altrettanto non emerge per quanto riguarda la salute delle madri, del benessere dei bambini (rispettivamente al 46° e al 41° posto) e per la partecipazione politica (89°).

“Il rapporto -  sottolinea Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children - conferma che i bambini nati da madri che vivono in condizioni di estrema povertà hanno il più basso tasso di sopravvivenza”,.

“Alla base del problema - continua - c’è la persistente differenza tra la salute nei paesi più ricchi e in quelli più poveri. Molte vite potrebbero essere salvate se i servizi sanitari di base raggiungessero le famiglie più povere dei paesi in via di sviluppo".

L'Organizzazione sottolinea la necessità di investire nella formazione e aggiornamento di operatori sanitari, soprattutto quelli che operano sul campo: si stima che, oltre a strutture, strumentazioni e trattamenti a basso costo per prevenire complicazioni e morti premature, occorrano almeno 5 milioni di specialisti per rispondere alle esigenze delle comunità.

Per consultare il rapporto completo: www.savethechildren.it/informati/pubblicazioni.