Disabilità, protesta contro il nuovo Isee. Le associazioni di categoria si spaccano

di Ornella Esposito

Manifestazione contro il nuovo regolamento per indennità e pensioni d'invalidità. Le organizzazioni Fish e Fand non ci saranno. (Ornella Esposito)

disabili-in-piazza_full Oggi pomeriggio alle 16.30 un comitato di circa 70 associazioni si è dato appuntamento davanti a Montecitorio, per dire  "no" al nuovo Isee, così come è dettagliato nel regolamento attuativo del Decreto in esame alla Camera dei Deputati.

Nello specifico le organizzazioni si oppongono all'inclusione delle prestazioni assistenziali ai fini del calcolo dell'Isee, in poche parole, al fatto che facciano reddito emolumenti come l’indennità di accompagnamento e la pensione di invalidità.

Quella della revisione dell’Isee non è una vicenda nuova: da oltre un anno le associazioni di categoria, compatte, protestano contro l’introduzione di alcune modifiche ritenute fortemente penalizzanti per le persone disabili.

Alla manifestazione di oggi hanno aderito circa 54.000 tra membri di associazioni, gruppi e comitati di persone con disabilità e loro familiari e altre 700 persone non collegate ad alcuna organizzazione.

La novità è che mancheranno all'appello Fish e Fand, le principali federazioni delle associazioni di persone con disabilità, protagoniste delle numerose battaglie finora condotte.

Le due federazioni si dicono d'accordo nel merito, ma non nel metodo. In sintesi: è vero che le prestazioni assistenziali non sono reddito, ma il "vizio" è nella legge, non nel regolamento.

In altre parole – affermano Fish e Fand -  inutile prendersela con il governo quando è la legge che deve essere cambiata. Inoltre – continuano -  il testo del regolamento è stato notevolmente migliorato, tra la prima e la terza versione: soprattutto grazie alle franchigie, che consentono di "rimettere a posto i conti".

Secondo gli organizzatori della protesta, invece, il nuovo Isee penalizzerebbe pesantemente le persone con disabilità e le loro famiglie, e renderebbe vane le lotte per l’inclusione lavorativa dei disabili.

"Se ieri eravamo in campo per convincere persone con disabilità e loro familiari dell'importanza del lavoro - si legge nel documento ufficiale- oggi, per un disabile, lavorare significherebbe restituire ogni aiuto allo Stato, perché col nuovo Isee si perderebbe lo stato di indigenza, condizione che prevedrebbe sostegno".

Infatti “perfino l'assistenza domiciliare, l'assegno di cura, il sostegno per la vita indipendente, i contributi per l'abbattimento delle barriere architettoniche, la frequentazione di un Centro Diurno, il trasporto specifico per persone con disabilità, le pensioni di invalidità, le indennità di accompagnamento, tutti - ma proprio tutti - i contributi pubblici, sia locali che nazionali, rientreranno nel reddito".

Una misura del genere potrebbe essere accettabile, secondo i promotori dell’iniziativa, a una sola condizione: "che si possano detrarre dai propri redditi tutte le spese che la disabilità richiede, senza alcun tetto, senza alcuna franchigia"

Queste ultime, introdotte nel regolamento, rappresentano un’altra punto critico del nuovo Isee.

"Sono considerate detraibili fino a un massimo di 5.000 euro le spese sanitarie per il familiare disabile - spiega Maria Simona Bellini una delle organizzatrici - ma se io ne devo spendere 15.000, perché non devi detrarmele? E poi 5.000 euro l'anno di spese sanitarie, in presenza di una disabilità, è una cifra ridicola. Il nuovo Isee doveva essere un'occasione per creare condizioni più eque, invece esprime il massimo dell'iniquità".

La protesta di oggi, in realtà, evidenzia un malcontento ancora più ampio: il viceministro Maria Cecilia Guerra, “a cui abbiamo esposto in più occasioni le nostre forti perplessità – afferma la Bellini -  continua a ripeterci che il nuovo Isee è frutto di un'elaborazione condivisa con le parti sociali. Ma quelle parti sociali corrispondono con le grandi federazioni di Fish e Fand, confluite nell'Osservatorio nazionale: un'oligarchia della disabilità, da cui noi tanti ‘cani sciolti' non ci sentiamo rappresentati".