Europa, giovani migranti alla ricerca di se stessi: pubblicata la relazione dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali

di Andrea Barnabei

I ritardi e i gravi problemi di integrazione stanno portando alla creazione di una “generazione perduta”

giovani migrnati

“Una generazione perduta”, così la definisce l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) nella sua relazione “Integration of young refugees in the EU”, la nuova onda di giovani che si sta affacciando piano piano in Europa.

La relazione, presentata dal FRA, individua gravi lacune negli attuali approcci all’integrazione dei giovani rifugiati di età compresa tra i 16 e i 24 anni. L’agenzia ha documentato la lunghezza delle procedure di asilo in Italia, dove per alcuni ragazzi intervistati è durata per mesi presso la questura solo per compilare un modulo.

I ricercatori hanno intervistato i vari giovani richiedenti di asilo dell’età di 16 anni a cui è stata vietata l’entrata nelle scuole secondarie solo per il fatto che non parlavano italiano e sono stati ridiretti alle scuole per adulti (CPIA). Un altro ragazzo, il quale aveva subito un’imputazione a un arto, non ha potuto prendere il permesso di soggiorno durante il ricovero ospedaliero e inoltre gli è stato detto di dover pagare di tasca propria la protesi.

L’Unione Europea, dal 2015 al 2018, ha messo a disposizione vari finanziamenti a sostegno della loro integrazione, con quasi 2 milioni di persone che hanno ricevuto protezione dall’UE. I problemi si evidenziano soprattutto per i ragazzi che hanno compiuto la maggiore età, poiché di colpo sparisce la rete di sostegno che li aveva aiutati fino a quel momento.

Il rapporto evidenzia anche le iniziative a livello locale nei sei paesi oggetto di studio con, ad esempio, la Questura di Milano che dedica un giorno alla settimana alle domande di rifugio per minori per accelerare le loro procedure, la Città di Roma che offre assistenza sanitaria specializzata, assistenza psicologica e attività volte a favorire l’inserimento, dei ragazzi, nel mondo del lavoro. Negli altri paesi, messi sotto la lente d’ingrandimento, sono state attivate opere di sostenimento come in Svezia dove si è attivato un supporto per trovare alloggi per i minori beneficiari di protezione internazionale o in Germania dove è stata creata un’app in sette lingue sulla vita nel paese e infine in Francia dove si è creato un sistema di assistenza finanziaria per i giovani rifugiati.

L’Agenzia ha, inoltre, sollecitato i vari paesi membri per velocizzare le procedure di asilo, limitare la burocrazia sul ricongiungimento familiare, fornire un alloggio, migliorare il livello di istruzione e l’assistenza psichiatrica.

Questi sono, solo, una parte dei problemi che l’Unione europea si trova a dover affrontare, e solo il tempo ci potrà dire se la cosiddetta “generazione perduta”, sarà persa per sempre o risorgerà. “Ai posteri l’ardua sentenza”.

(Fonte: Eurodesk-fra.europa.eu / Fonte Foto: The Dailycases)