Giovani: meno università più associazionismo, ecco l’identikit dei “millenials”

di Redazione

Presentati i dati sulla ricerca del Campus Orienta-Sapienza di Roma

giovani millenials Determinati ma poco resilienti, partecipano di più ad attività extrascolastiche, soprattutto di alternanza scuola-lavoro, rendono molto quando hanno una forte interazione con compagni e docenti, crescono in coesione sicurezza e fiducia se i professori gli assegnano mansioni responsabilità'. Hanno però maggiori dubbi su cosa fare dopo la scuola, a partire dalla scelta di iscriversi o meno all’università': il 5,5% in più, rispetto ai coetanei dell'anno prima, pensa di non iscriversi a un corso di laurea dopo la maturità'. Sono alcune delle evidenze della Ricerca Teens' Voicecondotta dall'Universita' Sapienza di Roma e Il Salone Dello studente Campus Orienta, presentata a Villa Mirafiori, sede del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione di Roma. La ricerca propone un'analisi accurata su valori e aspettative della Generazione Millennial e della Generazione Z, in relazione ai loro principali ambiti di riferimento: scuola, società, lavoro. L'analisi presenta una copertura omogenea sui giovani italiani perché' svolta in 12 città del Nord, Centro e Sud Italia durante i Saloni dello Studente Campus Orienta 2018/2019 (www.salonedellostudente.it), la più importante manifestazione italiana dedicata alle scelte post-diploma.

Il campione intervistato comprende 1.097 studenti fra i 17 e i 22 anni, perla maggior parte iscritti al 4° (31%) e 5° anno della scuola secondaria superiore (65%), in prevalenza 19enni (47,2%) e quindi prossimi all'esame di maturità’. Molte le novità e i fenomeni involuzione: - SCELTA UNIVERSITARIA: Dall'indagine emerge che i ragazzi hanno più' dubbi su cosa fare dopo la scuola, a partire dalla scelta di iscriversi o meno all’università: tanto che il 5,5% in più’, rispetto ai coetanei dell'anno prima, pensa di non iscriversi a un corso di laurea dopo la maturità. Ma su quali valutazioni si basa la scelta dell’università a cui iscriversi? I principali motivi di scelta sono legati agli interessi personali degli studenti e, in secondo luogo, a una prospettiva occupazionale. Solo il 44% sembra interessato al prestigio dell’Università alla quale iscriversi. Seguono, nell'ordine, il costo degli studi che preoccupa il 39% degli studenti, la vicinanza da casa (22%) e la possibilità' di essere con gli amici (13%).

I giovani partecipano molto più che in passato ad attività extrascolastiche, specie di alternanza scuola-lavoro. Fra fenomeni positivi: in un quinquennio è più che raddoppiata la partecipazione all'associazionismo: 10% nel 2016, 24% nel 2019."Probabilmente anche per l'impulso che le direttive Ue hanno dato per incentivarlo". Ricorda Emiliane Rubat du Me'rac, ricercatrice co-autrice dell'indagine. Alternanza scuola lavoro cresce numericamente, e viene considerata positiva quando non resta un momento teorico o di osservazione ma quando l'allievo ha la possibilità' di sperimentarsi fattivamente nei compiti che vede svolti dai lavoratori senior della realtà lavorativa in cui è inserito.

"Crescono in coesione sicurezza e fiducia soprattutto se i professori gli assegnano mansioni e responsabilità'. Effettive. Essere e sentirsi coinvolti, quindi, cresce motivazione e profitto scolastico" ha dichiarato Pietro Lucisano, docente di Pedagogia sperimentale al Dipartimento di Psicologia dei Processi di sviluppo e socializzazione dell’università` La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di ricerca didattica. Si registra maggiore coesione nei licei classici e scientifici, media tra istituti tecnici e professionali, minore negli altri tipi di licei. Altra sorpresa, il miglioramento del sentiment verso istituti tecnici e professionali rispetto a licei che non siano ad indirizzo classico o scientifico. Dall'analisi emergono alcune differenze significative che riportano una maggiore insoddisfazione degli studenti iscritti in scuole del Nord rispetto agli studenti del Centro e Sud. Quelli delle regioni Sud sono maggiormente positivi riguardo all'ambiente di classe, in particolare su tre aspetti: coesione in classe; stima fra insegnanti e studenti; insegnamento dei docenti percepito come adeguato alle aspettative degli studenti. Quest'ultimo aspetto, in particolare, riceve al Sud un punteggio di 3,4 su 3,7 di parametro. statistico, contro il 3, del Centro e del 2,9 al Nord. Parametri che, tradotti in percentuali, raggiungerebbero differenze considerevoli.

Rendono nello studio molto quando hanno una forte interazione con compagni e docenti e quando si sentono partecipi della vita di classe. E quando sentono l'insegnamento come funzionale alla comprensione del presente e della loro realtà'. Quando invece le esperienze maturate tendono ad assumere un carattere "normativo" gli studenti tendono a ridimensionarne la valenza e abbassare il loro impegno. Chi segue corsi extra-scolastici (musica, sport, lingue) tende ad avere maggiore fiducia di sé, curiosità, leadership, impegno, capacità di problem solving e persino resilienza, una dote che i giovani maturano in genere solo col tempo. I bocciati risultano il 2% in più' dell'anno scolastico precedente. I respinti almeno una volta sono nel completo il 10% del campione mentre senza macchia nel curriculum sono l'84,6% degli intervistati.

Circa le differenze di genere i maschi sembrano mantenere più sicurezza e leadership, ma le ragazze sembrano più' brave ad amalgamare contesti diversi come scuola, famiglia e amicizie. "Le femmine sembrano più duttili", spiega du Me'rac,"dotate di maggior apertura percettiva, i maschi sembrano delineare con più decisione le loro priorità".

Le risposte dei ragazzi intervistati indicano un atteggiamento positivo nei confronti del futuro. Ritengono di poter essere protagonisti di un cambiamento, tuttavia quando dall’accento sul loro ruolo nel cambiamento si passa alla previsione l'ottimismo tende a scemare e in modo interessante solo il 48% ritiene che il proprio futuro sarà migliore di quello dei propri genitori anche se il 54% ritiene che il futuro dei propri figli sarà migliore del loro. Sembrano insomma percepirsi quasi come una "generazione di mezzo", sottesa fra quella del miracolo economico dei genitori e quella - auspicata -del rilancio dei loro futuri figli. Quasi una generazione sacrificata nell'interscambio fra l'era del welfare e quella della digitalizzazione delle professioni. “La scuola- ha dichiarato Domenico Ioppolo, Chief operating officer di Campus Orienta - Salone dello Studente è un altro degli obiettivi polemici costanti del dibattito politico eppure la ricerca offre la fotografia di una generazione per cui la scuola rappresenta un'esperienza valoriale positiva e che si attende dall’università un'esperienza formativa qualificata. La curiosità' e voglia di imparare è il motore più potente disviluppo ma è anche la motivazione che i ragazzi hanno detto di prediligere; i ragazzi vogliono allargare i loro orizzonti, imparare e scoprirsi attraverso un percorso che li faccia crescere come persone. Parallelamente sono consci del digital mismatch, lamentano la scarsa tecnologia presente nelle aule e i tre quarti ritengono di essere tecnologicamente più aggiornato dei propri professori".

(Fonte:dire/Fonte Foto:Azione Cattolica Italiana)