Davide Cerullo: Ognuno si prenda la propria quota di responsabilità. Sentiamoci tutti coinvolti, perché la Camorra non è solo a Scampia

di Francesco Gentile

Conversazione con Davide Cerullo, autore de “ Le ali Bruciate”. (Francesco Enrico Gentile)

cerullo2 Davide Cerullo ha 38 anni. Per un caso, nel suo percorso di vita ha incrociato la Camorra e ne è uscito,da vincitore e non da vinto. Ha scelto, però, di mettere la sua esperienza, e la sua storia, e il suo impegno al servizio della speranza.

Su Scampia si è abbattuto un “diluvio cartaceo”, come lo stesso Davide descrive la ciclica attenzione mediatica per la periferia di Nord di Napoli. Con questa intervista non intendiamo unirci al coro di chi scopre Scampia solo al rintocco delle campane a morto per l’ennesimo morto ammazzato, ma proviamo invece a dar voce alla speranza, e alle parole di Davide.

In un’intervista di qualche giorno fa al Corriere del Mezzogiorno hai dichiarato”«Ma nessuno mi aveva detto che il riscatto viene dalla cultura. Se lo avessi saputo, se fossi andato a scuola, col c… che andavo appresso ai Di Lauro». Chi doveva essere questo qualcuno?
Non lo so chi doveva essere,non so il nome e cognome. Magari non una sola persona ma un po' di quegli adulti che da bambino sono i tuoi riferimenti. Un genitore, un maestro, ma anche un estraneo che si interessi a te che sei in crescita. Ai bambini poi servono esempi e poche parole, di quelle che si imprimano bene in testa, che guidino verso i veri valori della vita. Ai ragazzi serve la costanza di una presenza adulta che li aiuti nelle scelte e nella costruzione di identità e valori positivi.
In assenza di adulti che davvero siano guida ed esempio, arriva la Camorra a fare “famiglia” e “scuola”.

Chi, secondo te , manca di fare il proprio lavoro a Scampia come nelle tante periferie di Napoli?
A Scampia si lavora da matti, un lavoro frenetico, ma sono pochi quelli che fanno il loro mestiere. La gente si affretta per arrangiarsi, fermandosi purtroppo anche nelle pieghe della piccola illegalità che sta alla base del controllo camorristico del territorio, e questo principalmente perché qui c'è mancanza cronica di lavoro vero,dignitoso,legale. In questo andirivieni che c'è a Scampia, manca il lavoro delle Istituzioni, la presenza dello Stato in tutte le sue forme. Dalla sicurezza che qui si fa vedere solo a episodi,benché clamorosi come i blitz delle forze dell'ordine, ai servizi : trasporti, servizi alla persona, cura dell'edilizia pubblica popolare, cura dell'ambiente. Non manca il lavoro del volontariato e delle associazioni che si stanno spendendo per migliorare la qualità della vita e dare maggiori possibilità di crescita come il Gridas e il centro Hurtado. Non manca la buona volontà e l'impegno della scuola a Scampia, pur tra le tante difficoltà che in tutta Italia la scuola pubblica attraversa. Quest'anno, visto il clima da guerra tra clan, la scuola “Virgilio IV” ha addirittura anticipato l'inizio dell'anno scolastico per richiamare a se almeno i bambini e i ragazzi il prima possibile. E' stato un gesto di grande presenza.

Il Sindaco de Magistris ha dichiarato: Apriremo un cantiere a Scampia. Basta questo per dare l’idea del cambiamento. Pensi davvero che basti questo?
L'idea del cantiere è sempre affascinante e coinvolgente: sa di lavoro insieme, di costruzione di idee. Le dichiarazioni di De Magistris sono ancora un po' fumose: abbattere le Vele per fare posto a cosa? Dove mettere le famiglie che vivono a Scampia, la maggior parte oneste e che hanno bisogno solo di un sostegno e più lavoro? Su cosa puntare seriamente per rimettere in moto la fiducia in questi territori? Si parla di abbattere le Vele e al momento non si riesce nemmeno a bonificarle dall'amianto in modo adeguato. Io stesso ho visto togliere le lastre di amianto dalle ringhiere delle scale e mettere al loro posto le lamiere.....più che a un cantiere creativo, in questo modo, mi sento di andare verso le favelas........No, non basta abbattere le Vele, quand'anche fosse giusto. Bisogna rimettere in moto lo Stato, farla finita con i politici collusi che regalano il controllo del territorio alla Camorra che porta in dono a questa politica mercificata i voti necessari alla presa di potere. Bisogna darsi da fare tutti: chiedere i diritti negati,certo, ed impegnarsi nei doveri civili.

Al riparo dalle luci dei riflettori che ciclicamente si accendono su Scampia, cosa pensi si debba fare per liberare questa terra dalla presenza della camorra?
Ognuno si prenda la propria quota di responsabilità. Sentiamoci tutti coinvolti, perché la Camorra non è solo a Scampia. La camorra fa affari in tutta Italia e anche all'estero. La Camorra prospera nell'incultura e nella mentalità illegale, anche quella spicciola di una fattura non fatta, delle tasse non pagate. Se vogliamo lo Stato, dobbiamo crederci per prima noi quotidianamente. Riguardo i territori come Scampia e la quotidiana e asfissiante presenza della Camorra le cose da fare sono molte: presenza più costante e coerente delle forze dell'ordine; miglioramento dei servizi; sostegno alle famiglie economicamente più deboli, che rischiano sempre di cadere negli ingranaggi della malavita che, ricordiamocelo, paga bene;sostegno dei ragazzi e delle ragazze in attività che stimolino la costruzione di un'identità che non neghi Scampia ma che sia anche altro, ecc....

Ma tu veramente hai ancora speranze per i ragazzi delle nostre terre?
Sì, perché la speranza non cade dal cielo ma si costruisce in queste terre, con le mani nella terra, queste terre che sono piene di bellezza, nonostante tutto. Molte associazioni collaborano tra di loro e io con loro per portare avanti progetti per i ragazzi di Scampia(soggiorni estivi, doposcuola...), e queste esperienze ci stanno insegnando che sotto questa cappa scura della Camorra ma anche dei luoghi comuni della gente indifferente e che spara solo giudizi affrettati, riescono a nascere fiori bellissimi. Questa bellezza non va in prima pagina, non fa notizia, e soprattutto smonta l'immagine suggestiva di Gomorra che si è fatta la gente. Un'immagine forte, negativa che serve più che altro a chi sta fuori, a chi vuole continuare ad illudersi che la Camorra sia solo qui, che esiste in un certo determinato luogo e che la sua gente automaticamente la alimenti. Scampia non è solo Gomorra, l'ho sempre creduto.