Giovani bamboccioni o giovani temerari abbagliati e indeboliti da facili miraggi?

di Marialuisa Vanni

Una lunga esclusione dalla vita economica e sociale può portare realmente i giovani d’oggi a diventare dei veri e propri fannulloni? Non è facile la condizione giovanile oggi: i miraggi del denaro e del consumismo facilmente sviano dalla ricerca dei veri valori. (Marialuisa Vanni)

bamboccioni

Attualmente la condizione giovanile è oggetto di studi, dibattiti, ricerche da parte di psicologi, sociologi, pedagogisti e opinionisti. Da questo immenso materiale d’analisi ne scaturisce un quadro abbastanza preoccupante: la delinquenza e la microcriminalità giovanili sono in aumento, così come il numero di coloro che fanno uso di sostanze stupefacenti, mentre la ricerca di un lavoro stabile continua a rappresentare un grave problema; infine, a rendere ancora più incerta ed inquietante la condizione giovanile, è una profonda mancanza di punti di riferimento forti e di valori. Ciò che maggiormente preoccupa il giovane del ventunesimo secolo è la realizzazione personale che, in molti casi, finisce per coincidere con quella professionale.

In tanti ambiscono a lavorare per guadagnare il più possibile, quindi il successo economico ed il carrierismo diventano gli unici bisogni da soddisfare e finiscono in secondo piano gli altri interessi, gli svaghi, il tempo libero, i rapporti interpersonali e sociali. Ma il guadagno ed il successo economico sono visti essenzialmente in funzione dell’accesso a quelli che sono divenuti gli ‘’status symbol’’ del momento: la macchina sportiva o di lusso, gli abiti firmati, la villa al mare o in montagna, il telefonino cellulare, la carta di credito ecc; praticamente, si è scatenata una competizione a chi possiede la versione più aggiornata di un determinato prodotto, in modo da potersi vantare con gli amici e fare sfoggio di consumi. Il consumismo, bisogna sempre purtroppo riconoscerlo, ha da tempo fatto breccia nell’universo giovanile.

Nel tentativo di raggiungere i ‘’miraggi’’ del consumismo, molti giovani si lasciano attrarre dalle possibilità di facili guadagni, andando incontro a situazioni di sfruttamento, talvolta anche ad attività criminose, ad illusioni e quindi frustrazioni. Alcuni annunci di lavoro, possiamo constatarlo su tanti quotidiani, promettono alte remunerazioni per poche ore d’impegno giornaliero, per poi risultare invece essere dei veri e propri inganni. Si lavora tanto e si viene pagati poco. Altri si lasciano tentare dai ‘’giri d’affari’’ della microcriminalità, spacciando droga e rivendendo merce rubata. La scoperta del raggiro perpetrato nei loro confronti e la frustrazione che deriva dalla consapevolezza di non potersi pregiare dei beni che attraggono il loro interesse, porta tanti ragazzi a forme di alienazione, a cercare rifugio nella contestazione, nella solitudine, o peggio, in sostanze stupefacenti ed atteggiamenti di violenza. 

La battaglia contro i facili guadagni ed i falsi successi va combattuta nelle scuole ed in famiglia, dove i giovani vanno compresi, consigliati, tutelati e sensibilizzati ai veri ideali e valori da perseguire: la cultura, il lavoro onesto, la solidarietà e l’impegno sociale, il sapersi accontentare del giusto senza rincorrere il superfluo. Non bisogna essere per forza ricchi, belli, famosi, ‘’alla moda’’, per essere considerati, rispettati, accettati dalla società. Non è vero che non esistono più valori: bisogna invece individuare quelli autentici, in cui vale la pena credere.

Giovanni Paolo II, da questo punto di vista, cercò di focalizzare l’attenzione dei giovani sul rispetto e la solidarietà nei confronti degli altri, sulla consapevolezza che fare ed ottenere qualcosa per ed insieme ai propri simili è più gratificante che farlo solo per se stessi. Il vero ideale da realizzare è quello dell’impegno umanitario, della carità missionaria, non per forza in senso religioso, ma umano: non basta fare l’elemosina ad un povero per poi spendere altri soldi in frivolezze; non basta essere gentili con una persona per poi illuderne, con proposte di lavoro allettanti, un’altra. Bisogna imparare ad essere solidali, caritatevoli d’animo, ‘’missionari dentro’’, per sconfiggere l’ipocrisia e i comportamenti interessati, insieme ai falsi lavori che hanno asservito e continuano a farlo, milioni di giovani ed adulti. 

Questo è l’invito che, non solamente un ‘’personaggio in vista’’ e di altro profilo spirituale come il papa (oggi Benedetto XVI), ma tutte le persone responsabili dovrebbero lanciare ai giovani d’oggi che saranno gli uomini di domani. Occorre dare maggiore responsabilità ai giovani, non sostituirsi a loro. Dargli l’opportunità di fare le loro scelte, accelerando il loro passaggio alla vita adulta, favorire le loro nuove esperienze nel campo del lavoro e dare loro fiducia. E’ sui giovani che si deve puntare e ‘’lavorare’’ per costruire una società migliore e più a misura d’uomo, più autentica e meno cinica.

Bisogna servirsi delle ‘’reti sociali di protezione’’ come la famiglia, la scuola e attingere da esse il livello di fiducia necessario per contribuire a costruire il loro futuro mettendosi in gioco. Naturalmente gli affetti e i legami personali non devono chiudere i giovani nell’individualità assoluta ma devono servire come base per costruire nuove relazioni significative in contesti comunitari e quindi anche ben oltre quelli familiari.

(foto: img31.imageshack.us)