Francia. Il medico di famiglia adesso è on-line

di Caterina Ferrara

Dopo Stati Uniti e Svizzera anche in Francia, grazie al ministro della Sanità, Roselyne Bachelot, entra in vigore il nuovo decreto sulla Telemedicina. (Caterina Ferrara

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Ad annunciarne la pubblicazione sul Journal Officiel, la Gazzetta Ufficiale del governo francese, è stata qualche giorno fa Roselyne Bachelot, il ministro della Sanità, che ha consegnato la notizia ai media. La legalizzazione e formalizzazione della medicina a distanza lascia uno strano segno nella storia del rapporto medico-paziente.

L’atto mira in realtà alla risoluzione di una serie di problemi legati alla disomogenea distribuzione dei professionisti sul territorio, alla loro carenza nelle aree svantaggiate e alla semplificazione della vita dei pazienti più anziani i cui spostamenti spesso risultano ostacolati dal loro stesso stato di salute.

Insomma le ragioni della normativa possiedono più di un fondamento, ma che dire allora rispetto al tema così ampiamente discusso nella nostra epoca della spersonalizzazione del rapporto tra paziente e medico di fiducia? Il rischio di aumentare le distanze dalla categoria professionale, anziché accorciarle, incombe. Da una lettura attenta del decreto emerge la possibilità, ma non il dovere, che durante il teleconsulto un operatore sanitario sia presente con il paziente e, nel caso, assista il medico, idem per gli psicologi.

Ma il teleconsulto non è l’unica forma approvata di telemedicina, insieme ad esso vengono definite altre tre funzioni derivate da questo nuovo approccio diagnostico: il tele expertise, che consente a un medico professionista di chiedere consiglio ad uno o più medici con una formazione più specifica e inerente alle problematiche del malato; il tele monitoraggio, grazie al quale il medico può interpretare i dati in remoto per il monitoraggio della malattia del paziente; l’hotline medica che rende possibile la comunicazione on line tra operatori sanitari.

Molta attenzione è posta su quelli che sono due tasti chiaramente delicati: il consenso "libero e chiaro" del paziente e la privacy, ovvero l’identificazione dell’utente del servizio sanitario e il trattamento dei dati sanitari necessari per la prestazione.

Con lo stesso riguardo vengono toccati altri due aspetti altrettanto cruciali, vale a dire la formazione del personale rispetto agli strumenti utilizzati per la telemedicina e la garanzia di archiviazione di tutti gli atti medici eseguiti, anche con strumenti multimediali come i video.

La novità, che tutta francese non è, dal momento che viene già applicata negli Stati Uniti e in Svizzera, comporta indubbiamente dei vantaggi, ma siamo sicuri che in tal mondo non venga a mancare la centralità del malato e non si riducano il momento della cura e della diagnosi a fasi meccanicistiche, in cui tutto quanto è riportato dal paziente è falsato dalla presenza di uno schermo e di una telecamera?

Solo quando un’equipe è in grado di costruire un rapporto umano basato sulla serietà professionale, la simpatia, l’educazione e il rispetto, un paziente si sente al sicuro, fiducioso e pronto a tornare tutte le volte che la necessità lo richiede dal proprio dottore. Nella maggior parte dei casi è di questo che gli assistiti risentono, dell’assenza di una relazione più profonda e accorta da parte dello staff ospedaliero che attribuisca al dolore e alla malattia la giusta dimensione umana.

La medicina soffre da troppo ormai di freddezza e mancanza di tempo e chissà che il paziente già scoraggiato di per sé per pigrizia o per paura di recarsi in studio, non si senta ancor più giustificato a rivolgersi ai mezzi tecnologici messi a disposizione.

Sulle prime il target di applicazione della normativa francese risulta preciso e ben regolamentarizzato, ma una più appurata riflessione genera parecchi dubbi sul suo utilizzo e sulla possibilità che la telemedicina più che un servizio aggiunto e un’integrazione del circuito sanitario, ne diventi una mera sostituzione.

(foto: almalaurea.it)