Chi si somiglia si piglia: L’amicizia comincia dai geni

di Caterina Ferrara

A scegliere i nostri amici è il DNA: Lo rivelano i ricercatori dell’Università di San Diego in California e della Harvard Medical School di Boston. (Caterina Ferrara)

amore

Quando si dice amici per la pelle. Come al solito non c’è nulla di più vero di un detto popolare o di un vecchio modo di dire. Uno studio californiano pubblicato su PNAS, la rivista della National Academy of Sciences, svela, infatti, il meccanismo che avvicinerebbe le persone, ovvero: stessi amici, stessi geni. Quanti pensano che le amicizie si costruiscano per caso e non per scelta, sbaglierebbero di grosso, poiché un codice genetico simile, sarebbe alla base dello sviluppo delle reti sociali. A sostenerlo è James Fowler, professore presso l’Università della California a San Diego, nonché autore della ricerca insieme ai collaboratori della Harvard Medical School.

Amare lo stesso gruppo musicale, praticare lo stesso sport, frequentare la stessa scuola non sarebbero gli unici elementi di unione, ma qualcosa di più grande, anzi di più piccolo, addirittura invisibile all’occhio umano, farebbe da collante: il DNA. Secondo i risultati dell’indagine il modo in cui stabiliamo i rapporti interpersonali dipende, dunque, da una predisposizione genetica a circondarci di persone che per alcuni precisi aspetti sono simili a noi e per altri sono diversi. Per esempio, nella scelta del partner amoroso, esisterebbe una tendenza a scegliere individui con un sistema immunitario complementare, un meccanismo evolutivo che favorirebbe la probabilità di una prole sana e ben attrezzata per combattere diversi tipi di malattie.

I ricercatori sono giunti a queste conclusioni impiegando come punto di partenza un database di grosse dimensioni, il National Longitudinal Study of Adolescent Health, nato per studiare le cause di cattivi comportamenti adolescenziali legati alla salute. In una prima fase sono state raccolte informazioni in circa 142 scuole, chiedendo agli studenti di fare il nome di almeno 5 amici di entrambe i sessi e, in seguito, di fornire dettagli più specifici sui loro legami.

Grazie a questo schema d’azione è stato possibile riscontrare correlazioni tra la presenza di particolari geni nei soggetti della banca dati e la probabilità che essi fossero amici. Nello specifico sono sei i geni considerati, uno di questi è DRD2, associato con l’alcolismo. E’ stato osservato che persone con le stesse varianti del gene DRD2 propenderebbero a fare gruppo, la genetica andrebbe così ad aggiungersi ad altri, più ovvi, fattori che inducono coloro che fanno abuso di alcool a stare insieme. Non altrettanto ovvia era però fino ad oggi la considerazione che si possa essere spinti a comportamenti come questo non solo per via del proprio patrimonio genetico ma anche per quello dei propri amici. Gli esseri umani, si dividerebbero così in “omofili” ed “eterofili”, come li definisce la ricerca stessa, cioè tra coloro che preferiscono il proprio simile e chi, invece, aspira alla diversità. Chi si somiglia, si piglia? Potremmo dire: quasi sempre.