Ikea: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Ed è subito polemica

di Stefano Trani

Il sottosegretario Giovanardi: lo spot “Offende la Costituzione”. La domanda: Può uno slogan essere causa di frattura all’interno di un paese? Tra i se e i ma c'è una sola certezza: la crisi d'identità di un popolo, quello italiano, che stenta a riconoscersi in valori su cui ha costruito la propria nazione. (Stefano Trani)

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A quanto pare ancora una volta un’azienda multinazionale ha scatenato le proteste di parte del mondo politico italiano; il bersaglio questa volta è una pubblicità. Riguardo al manifesto pubblicitario in questione il sottosegretario alla Famiglia Carlo Giovanardi, ospite a KlausCondicio di Klaus Davi, ha affermato: “Contrasta a gamba tesa con la nostra Costituzione, offensivo, di cattivo gusto». Poi continua: “l’Ikea è libera di rivolgersi a chi vuole e di rivolgere i propri messaggi a chi ritiene opportuno; ma quel termine “Famiglie” è in aperto contrasto con la nostra legge fondamentale che dice che la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, in polemica contro la famiglia tradizionale, datata e retrograda”.

L’azienda in questione è l’Ikea. Due uomini fotografati di spalle si tengono per mano, sopra di loro uno slogan: “Siamo aperti a tutte le famiglie”. Sotto la foto c’è una scritta dove il colosso scandinavo spiega: “Noi di Ikea la pensiamo proprio come voi: la famiglia è la cosa più importante”. E sottolinea: quello “che cerchiamo di fare è rendere più comoda la vita di ogni persona, di ogni famiglia e di ogni coppia, qualunque essa sia”. 

Alla domanda se il Governo farà ricorso al Giurì di autodisciplina pubblicitaria, il condottiero cristiano Giovanardi – già lo scorso anno in polemia con l’arcigay – ha risposto: “No, ma a noi piacerebbe una campagna pubblicitaria che dicesse “siamo aperti all’intera comunità”, nel senso che i clienti di una multinazionale sono uomini, donne, anziani, giovani, senza preclusioni di nessun tipo. Ma diverso è attaccare la Costituzione italiana con tale violenza. Spero che l’Ikea non utilizzi più quell’annuncio per le prossime aperture annunciate in varie città”. Il sottosegretario ha continuato, giudicando “grave e di cattivo gusto che una multinazionale svedese, a cui il nostro Paese sta dando tanto in termini di disponibilità e che sta aprendo centri commerciali a manetta, venga in Italia e dica agli italiani cosa devono pensare polemizzando contro la loro Costituzione. Credo che molti clienti dell’Ikea non lo riterranno gradevole”.

La pubblicità, in ogni caso, non menziona la Costituzione o la nostra attuale legislazione. Riguardo la frase – forse un pò troppo ambiziosa – “noi portiamo la giustizia sociale”, Giovanardi ha spiegato che “la giustizia sociale è quella di dare un occhio di riguardo a coloro i quali, oltre ai diritti, si assumono anche dei doveri”.

Quest’ultima parola apre la via al – mai risolto – dibattito riguardo la nascita della famiglia, insomma, l’individuazione del suo momento embrionale. La parola chiave è la “procreazione” – che non da scampo al mondo omosessuale – o la semplice “unione” di due persone ? 

In verità le risposte all’ex ministro per i rapporti con il Parlamento sono state quasi immediate. “L'ineffabile sottosegretario alla Famiglia del governo del bunga bunga, Carlo Giovanardi, ci rifila la sua filosofia moraleggiante il giorno prima di Pasqua”, contrattacca Franco Grillini, responsabile per i Diritti civili e l’associazionismo dell’Italia dei Valori. “Addirittura – aggiunge sarcastico – Giovanardi invita l’azienda a ritirare la sua pubblicità con intento volutamente censoreo e con buona pace del presunto spirito liberale del suo capo”.

Anche Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia non si risparmia nei commenti: “Nemmeno alla vigilia di Pasqua Carlo Giovanardi, sottosegretario alla famiglia, sa contenere la sua frustrazione per il fatto che la sua delega sulla famiglia non ha a disposizione nemmeno un euro”. Molto forte anche la posizione dei radicali: “Il sottosegretario alla Famiglia Giovanardi ha dichiarato, letteralmente, che Ikea è contro la legge, anticostituzionale e manda messaggi violenti, solo perché ha promosso una pubblicità con due ragazzi che si tengono per mano”, sostiene Sergio Rovasio, segretario Associazione Radicale Certi Diritti. 

Questo scontro di valori in realtà ha da sempre abituato le grosse multinazionali, che continueranno con messaggi pubblicitari provocatori di questo tipo, poiché una grossa fetta dei loro clienti sono anche coloro che si accontentano di una definizione maggiormente ristretta del termine “famiglia”. Uno scontro del genere agli occhi di una grossa multinazionale è probabilmente visto solo in termini economici, ed anzi, le polemiche che ne scaturiscono non fanno altro che generare altra pubblicità. 

Ma può nascondersi dietro un’apparentemente innocua pubblicità uno scontro verticale di generazioni, o forse persino orizzontale all’interno di una stessa generazione? 

Ieri, al termine della messa pasquale e prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi, il pontefice ha dato gli auguri di Pasqua in 65 lingue. Il Pontefice ha rivolto il suo messaggio di augurio anche in cinese, in arabo, in ebraico, in etiopico-eritreo, in hindi ed in giapponese, riuscendo nell’impresa di domare con invidiabile maestria la torre di Babilonia che si erge sul mondo ed i suoi innumerevoli idiomi. Com’è possibile che in Italia, nonostante la supremazia di un unico codice, i rappresentanti politici non riescono proprio a comunicare tra loro, né tantomeno con i loro elettori?

Dov’è la verità? Forse la chiave di tutto potrebbe essere l’antico patto tra le parti sociali, essenziale strumento per edificare e rivitalizzare – sarebbe meglio dire aggiornare – la nostra amata Democrazia Occidentale. Sicuramente l’etimologia della parola “famiglia” mal si sposa con le esigenze di diverse fazioni – in realtà sempre presenti – che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti negli ultimi decenni in termini di diritti.

Non si può negare che una democrazia, per essere al passo con i tempi, deve mettere in preventivo inevitabili liftings, preferibilmente non troppo invasivi. Recentemente un sondaggio ha portato alla luce un dato decisamente importante: un italiano su due non sa se voterà e per chi. E’ innegabile che l’Italia stia subendo un ulteriore processo di trasformazione, forse anche in virtù delle esperienze che i giovani fanno in altri paesi.

Tuttavia altri paesi – per la maggior parti quelli anglosassoni – che hanno basato le loro democrazie su valori laici e nei quali si era già sviluppata una società costruita attorno all’individuo – con una prospettiva atomistica – hanno subito minori shocks in termini di cambiamenti. All’estero in molti credono che tale incertezza e crisi di identità scaturisca da un periodo di transizione: speriamo che abbiano ragione!