Ecco perchè amiamo gli animali

di Caterina Ferrara

In California gli scienziati hanno stabilito che le ragioni di questa passione sono molto profonde, risiederebbero addirittura nel cervello. (Caterina Ferrara)

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Almeno una famiglia su tre ne possiede uno in casa, ispirano tenerezza, tengono inevitabilmente compagnia e talvolta rappresentano una vera e proprio terapia, sono gli animali domestici. Da sempre l’uomo è attratto dal mondo animale ma a quanto pare la ragione di questa passione risiede nel nostro cervello e a scoprirlo sono stati in ricercatori dell’Institute of Technology della California in collaborazione con l’UCLA (Università della California).

In un lavoro pubblicato in questi giorni su NeuroScience, rivista specializzata di Nature, il team di scienziati tra cui Florian Normann ha mostrato i risultati ottenuti dal reclutamento di 41 pazienti epilettici la cui attività cerebrale già sottoposta a monitoraggio per via delle crisi legate alla malattia è stata sfruttata per un nuovo esperimento.

In tali soggetti, infatti, le ricerche si concentrano su una parte del cervello chiamata amigdala, responsabile della gestione delle emozioni. Si tratta di due ammassi di neuroni a forma di mandorla, situati in profondità nel lobo temporale mediale del cervello, che costituiscono componenti fondamentali del sistema nervoso. Ai pazienti selezionati sono state sottoposte una serie d’immagini di persone, animali, oggetti o punti di riferimento e mediante gli elettrodi già posizionati in sede sono stati osservati gli stimoli che queste procuravano al cervello.

Ebbene quanto emerso è che i neuroni nell'amigdala umana rispondono preferenzialmente alle foto di animali, perché una maggiore attività verrebbe stimolata nelle cellule quando i pazienti guardano gatti o serpenti rispetto a edifici o persone. Ad affermarlo è lo stesso Florian Normann, autore principale della pubblicazione, che sostiene: ”La preferenza verso questo tipo d’immagini non è dipesa dal senso estetico, in altre parole essa avvenuta sia per animali belli che brutti e tantomeno era collegata al contenuto emotivo delle foto che sono state preferite sia in caso di animali docili che pericolosi”.

Con gran sorpresa questa risposta comportamentale è stata individuata solo nella parte destra dell’amigdala il che sosterebbe l’ipotesi che all'inizio dell’evoluzione, l'emisfero destro si sia specializzato soprattutto in rapporto a stimoli inaspettati e biologicamente rilevanti come per esempio situazioni di pericolo o cambiamenti nell'ambiente. In termini di evoluzione del cervello, l'amigdala è, difatti, una struttura antica, ed è molto probabile che in tutta la nostra storia biologica, gli animali, sia predatori che prede, abbiano costituito una classe molto rilevante di stimoli.

E’ logico chiedersi perché la scoperta venga fuori solo adesso, la risposta è semplice: fino ad oggi l’amigdala era stata studiata solo dal punto di vista delle emozioni legate ai volti di persone e in particolare in relazione alla paura. Gli animali, invece, stimolano molto di più gli umani degli umani stessi, insomma è proprio il caso di dire che l’uomo ama davvero gli animali più dei suoi simili.

Ad ogni modo i risultati ottenuti forniscono notevoli spunti anche per il trattamento del problema opposto ossia le fobie per gli animali. Lo studio californiense, inoltre, ha certamente offerto una lezione professionale sul modo di fare ricerca, poiché ha contato su quello che dovrebbe essere il punto di forza in questo campo cioè la collaborazione tra ricercatori di base e ricercatori clinici.{jcomments on}