Giovani dal futuro incerto, che sollievo essere anziani in Italia!

di Stefano Trani

Per il Governatore della Banca d’Italia bisogna combattere la stagnazione a tutto campo, attuando profonde riforme che facciano ripartire l’entusiasmo giovanile. (Stefano Trani)

BancadItalia

La crescita bassa del Bel Paese nell’ultimo decennio non sarebbe altro che il riflesso delle sempre minori possibilità offerte ai giovani. Questo è stato il pensiero di Mario Draghi ad un seminario per la sussidiarietà a Sarteano, in provincia di Siena.

Il governatore della Banca d’Italia, e dal prossimo 1° novembre presidente della BCE, è apparso decisamente preoccupato soprattutto della – ormai decennale – stagnazione in cui versa il nostro paese e della mancanza di misure strutturali, essenziali per riavviare lo sviluppo.

La crisi attuale avrebbe peggiorato la soglia di povertà delle famiglie italiane con figli. «La caduta dell’occupazione - secondo Draghi - ha interessato in prevalenza i figli conviventi e quindi i nuclei familiari plurireddito». «Tra il 2007 e il 2010 - stime provenienti da Bankitalia - il reddito equivalente prodotto, ovvero corretto per tenere conto della diversa composizione familiare, sarebbe diminuito in media dell’1,5%. Il calo sarebbe stato più forte, oltre il 3%, tra i nuclei con capofamiglia di età compresa tra i 40 e i 64 anni, proprio per le minori entrate degli altri componenti. All’opposto, sarebbe aumentato il reddito dei nuclei con capofamiglia di 65 e più anni». «Nel complesso - ha concluso il Governatore - la condizione di povertà economica delle famiglie con figli si è aggravata». Sono quelle famiglie con figli adolescenti a sentirsi soffocate da un’insostenibile morsa, ma proprio queste ultime andrebbero maggiormente tutelate, poiché da li prendono forma i talenti nostrani.

Un reale sviluppo dell’economia non può fare a meno di considerare centrali le nuove generazioni. Questo è il concetto che il futuro numero uno della BCE ha chiaramente fatto intendere ai media. E poi un accenno dal sapore amarcord al passato: «soprattutto nella lunga fase di espansione che ha caratterizzato le economie avanzate del dopo-guerra, questo duplice nesso si manifestava chiaramente nello sviluppo demografico e della produttività, nel progresso tecnologico, nelle caratteristiche del capitale umano adatte a sostenere lo sviluppo». Draghi con questa analisi ha puntato al cuore del problema, spiegando non solo la sua ratio, ma cercando anche di offrire valide soluzioni, una sorta di assist che – per provare una metafora calcistica tutta italiana – da tempo i nostri eletti non capitalizzano al meglio per andare a rete. 

Nel nostro Paese, così come in Spagna, le prospettive di reddito delle nuove generazioni sono decisamente incerte; il loro contributo alla crescita della collettività è frenato da più nodi che strozzano l’economia, soprattutto in un’era dove la competizione si  è trasformata in una lotta per la sopravvivenza.

La gerontocrazia pervade ogni livello. Il Governatore ha spiegato che il problema non riguarderebbe solo la distribuzione non uniforme del reddito: giovani in difficoltà vuol dire inutilizzo del patrimonio intellettuale, ma soprattutto impossibilità di innovare. Il giusto mix di una società equilibrata, nella quale gli impavidi giovani spingono sull’acceleratore ed i saggi anziani frenano gli impeti, è compromesso dall’incapacità dei secondi di adattarsi ai cambiamenti.

Ed il pessimismo diffuso presente in Italia non è altro che il riflesso di tale preoccupante stasi. L’entusiasmo giovanile è un propellente essenziale – che scarseggia un po’ ovunque nella vecchia Europa – per avviare concrete riforme strutturali nei settori cardine del Paese.

Per Draghi sarebbe essenziale rimuovere i vincoli e le restrizioni alla concorrenza ed all’attività economica, spianare la strada alle imprese neonate, promuovendo una maggiore accumulazione di capitale fisico e di capitale umano, ma in particolare c’è bisogno della fiamma giovanile.