Un monaco tibetano si da fuoco per l’indipendenza del Tibet

di Andrea Pellegrino

Ancora un monaco tibetano, il decimo dall’inizio del 2011, si è dato fuoco ieri nella provincia cinese del Sichuan, invocando il ritorno del Dalai Lama e l'indipendenza del Tibet. (Andrea Pellegrino)

tibet A dare per prima la notizia è stata Radio Free Asia (RFA) che dalle pagine del suo sito ha annunciato al mondo l’accaduto. Dawa Tsering, 31 anni, si è cosparso di kerosene e si è dato fuoco nella regione del Sichuan durante una funzione al monastero di Kardze. Soccorso immediatamente dalla folla che partecipava alla funzione, il monaco è stato portato in ospedale ma rifiuta ogni cura e vuole lasciarsi morire. Al momento non si sa molto altro sulle sue attuali condizioni, ma la notizia ha fatto subito il giro del mondo.

Alcuni monaci lì presenti che hanno prestato le prime cure a Dawa Tsering hanno dichiarato di averlo sentito gridare “Viva il Dalai Lama!”. I monaci sono riusciti a salvare il corpo dalle fiamme e hanno trasportato lo hanno all’ospedale di Kardze, seguiti da un gruppo di poliziotti. All’ospedale sono arrivate in massa le forze di sicurezza che hanno isolato la zona.

Dawa Tsering è il decimo monaco ad auto immolarsi in un anno. Pechino accusa il Dalai Lama di fomentare i suicidi nel Tibet. Il capo spirituale del buddismo tibetano è bollato come “un lupo travestito da agnello”, che vuole dividere il Paese. D’altro canto, da tempo, il Dalai Lama chiede solo un’autonomia relativa del Tibet e la salvaguardia culturale e religiosa del suo popolo. Alcuni giorni fa a Dharamsala, nella città dove è esiliato, il Dalai Lama ha tenuto una giornata di preghiera e digiuno per coloro che si sono immolati. Diverse autorità tibetane tengono a precisare che il suicidio è contrario alla loro fede e che il gesto di questi giovani monaci è dovuto alla repressione cinese e a una non profonda conoscenza del buddismo.

Il caso è destinato a far discutere e, speriamo, a riaccendere i riflettori su una questione che sta diventando assumendo sempre più i contorni di un’emergenza: un’emergenza per il rispetto dei diritti umani, un’emergenza umanitaria, un’emergenza che merita l’attenzione nel mondo.