Mafia Spa: un sistema che non conosce crisi
Anche in questa edizione del Rapporto “Le mani della criminalità sulle imprese” di SOS Impresa, la Mafia si conferma il più grande agente economico del Paese. A dir poco sconcertanti i dati emersi dalla XIII edizione del rapporto che fotografano una realtà tutt’altro che in crisi. (Andrea Pellegrino)
Forte la denuncia di SOS Impresa che dichiara nel suo rapporto: <<Mafia Spa è la prima impresa italiana, riconosciuta e riconoscibile, con cui trattano altre imprese, politici, amministratori pubblici. Oltre al grave e continuo processo di condizionamento dell’economia legale, oggi, complice la crisi, assistiamo anche ad un fenomeno nuovo e per alcuni versi più preoccupante. Si è determinata – si legge sempre nel rapporto - un’inversione dei rapporti tra pezzi della finanza e dell’imprenditoria e criminalità organizzata. Rapporti che nascono sotto il segno della complicità e della collusione per ricavarne vantaggi economici rilevanti. La vicinanza alle organizzazioni criminali, giungere a patti con essa, conviverci, può fare la differenza fra l’essere espulsi definitivamente dal mercato o poter continuare ad operare, magari vedendo aumentare il proprio fatturato. In questo momento di crisi Mafia Spa è l’unico soggetto economico-imprenditoriale in grado di fare investimenti>>.
Ma vediamo più nello specifico di cosa si parla quando si dice “Mafia Spa”. Si tratta di una grande holding company articolata su un network criminale, fortemente intrecciato con la società, l’economia, la politica, in grado di muovere un fatturato che si aggira intorno ai 140 miliardi di euro con un utile che supera i 100 miliardi di euro al netto degli investimenti e degli accantonamenti, e 65 miliardi di euro di liquidità. Il solo ramo commerciale della criminalità mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell’impresa, sfiora i cento miliardi di euro, pari a circa il 7% del PIL nazionale. Una massa enorme di denaro, quindi, che passa quotidianamente dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani a quelle dei mafiosi. Di fatto, le imprese subiscono 1300 reati al giorno, praticamente 50 all’ora, quasi un reato ogni minuto.
Leggendo i dati dell’indagine promossa da SOS Impresa si capisce quanto le Mafie controllano la quasi totalità del mercato del gioco d’azzardo (anche lecito), dello smaltimento dei rifiuti, specialmente quelli tossici e nocivi, del ciclo delle costruzioni. Ma come si sa l’economia e la finanza sono in continua evoluzione. E così sono anche le azioni in questi campi della criminalità organizzata. I suoi interessi si sono spostati anche in settori nuovi e per certi versi imprevedibili: dal comparto sanitario (la gestione di cliniche private, di centri diagnostici, di residence per anziani, di servizi per disabili e nelle mense) allo sport (gestione di società dilettantistiche e semi-professioniste, impianti sportivi e scommesse clandestine), dall’autotrasporto e logistica fino ai servizi di vigilanza dei locali notturni.
Anche il più classico e forse famoso sistema dell’usura non conosce crisi, anzi. L’usura continua a crescere in silenzio e nel silenzio. Alimentato dalla crisi economica, sta conoscendo un vero e proprio boom con un’impronta precisa: quella delle mafie. Sono 190mila imprese in tre anni dal 2008 al 2011 hanno chiuso i battenti per debiti o usura. L’indebitamento delle imprese ha raggiunto i 180.000 euro, quasi raddoppiatosi nell’ultimo decennio. Anche i fallimenti, negli ultimi due anni, sono cresciuti vorticosamente: più 16,6% nel 2008 e più 26,6% nel 2009. Con la crisi è aumentato il numero degli usurai oggi saliti da circa 25mila ad oltre 40mila. Cresce anche quella fascia che potremmo definire usurai dalla “faccia pulita”. Mentre le denunce sono sempre poche e la giustizia è lentissima. Preoccupante anche in questo campo l’allarme lanciato da SOS Impresa che afferma che, nella pratica, il reato di usura appare come depenalizzato.
Anche il pizzo continua ad essere una pratica comune in molte parti della penisola (anche se si registra, per la prima volta, una lieve flessione secondo quanto riportato da SOS Impresa). L'imposizione del pizzo è il reato principe della criminalità organizzata, la tassa per eccellenza, finalizzato a sostenere le famiglie, le cosche, le 'ndrine, ad assicurare uno stipendio ai carusi, assistere i carcerati, pagare gli avvocati. Il pizzo garantisce la quotidianità dell'organizzazione accresce il suo dominio, conferisce prestigio ai clan, certifica la sovranità sul territorio e misura il tasso di omertà di una zona, di un quartiere, di una comunità. Il pizzo si paga in una condizione di normalità. E’ un fenomeno antico che trae origine dalle campagne per imporsi nelle aree urbane. Da decenni è identico nella sostanza, anche se flessibile nelle forme di riscossione. Si adegua, è attento a tutto ciò che ruota intorno alle attività economiche, alla crisi del piccolo commercio e dell'artigianato. Vuole comunicare la forza del clan, ma anche tranquillizzare. L'esattore del pizzo, soprattutto quello dei quartieri e delle vie commerciali, che si presenta puntuale ogni settimana o ogni mese, diventa, con il tempo, uno di famiglia, cui rivolgersi per qualsiasi problema, chiedere dei favori, affidargli la risoluzione di controversie, ricomporre liti.