Beni confiscati: in Campania una proposta di legge per affidare ai giovani i beni sottratti alla criminalità

di Francesco Gentile

ServizioCivileMagazine intervista Antonio Marciano, Consigliere Regionale della Campania, primo firmatario di una proposta di legge sui beni confiscati. (Francesco Enrico Gentile)

antonio Antonio Marciano ha 40 anni ed è consigliere regionale della Campania. Qualche giorno fa ha presentato una proposta di legge per affidare a giovani, costituiti in società, associazioni o cooperative i beni confiscati alle mafie, partendo da una considerazione  ” Secondo gli ultimi dati, nove aziende su dieci confiscate muoiono al secondo o terzo anno di attività".

Onorevole Marciano, brevemente, ci spiega la sua proposta di legge?
Il testo prevede agevolazioni per i giovani campani che vogliano chiedere l'affidamento di beni o aziende confiscate o sequestrate alla criminalità organizzata. L'iniziativa, quindi, vuole unire i principi della lotta alla camorra e del ripristino della legalità con la possibilità per gli under 35 della nostra terra di dar vita a nuove attività produttive e turistiche. Un'opportunità importante, quindi, sia per l'economia regionale, sia per le migliaia di giovani campani che qui hanno sempre meno possibilità di lavoro.

Che tempi prevede per la sua discussione e, eventuale approvazione?
Se l'apprezzamento bipartisan che sto ricevendo in queste ore avrà un seguito coerente, l'iter per l'approvazione della proposta di legge in Consiglio potrebbe essere veloce. Sarebbe senza dubbio un segnale importante nei confronti di tanti giovani che vogliono costruire qui il proprio futuro.

In che modo si è arrivati alla definizione della proposta? Ha sentito, in fase di stesura, associazioni impegnate sul tema della lotta alle mafie o realtà giovanili?
Certamente sì. Per definire una legge del genere è necessario confrontarsi con il territorio e con chi è impegnato quotidianamente nella lotta alla criminalità. Più tecnico, ma non per questo meno importante, è stato invece il contributo dell'Istituto Nazionale Amministratori Giudiziari e del suo presidente, Domenico Posca, il cui aiuto in fase di stesura del testo è stato fondamentale.

Sulla base dei dati in suo possesso, come definirebbe la gestione dei beni confiscati a Napoli?
Come quella del resto d'Italia: molto difficile. Secondo gli ultimi dati, nove aziende su dieci confiscate muoiono al secondo o terzo anno di attività. E questo per un motivo molto semplice: riportare sui binari della legalità società che hanno fruttato grazie all'illegalità è difficilissimo. La mia proposta di legge interviene però anche su questo punto: gli sgravi e le agevolazioni previste per i giovani sono pensate esattamente per superare la fase critica del passaggio alla nuova gestione.

In termini generali, quale è lo stato della lotta alle mafie nella nostra Regione?
Per liberare la Campania - e l'Italia - dalle mafie c'è ancora tanto da fare. Gli arresti eccellenti degli scorsi mesi certo aiutano, ma non possono bastare. Quel che mi fa ben sperare, tuttavia, è che vedo nei cittadini un risveglio civico, una voglia di liberarsi davvero dalle tenaglie della criminalità che per tanto, troppo tempo, è mancata. Insomma: le premesse per battere la mafia ci sono tutte, ma la strada è ancora lunghissima. E in salita. Un contributo in questo senso lo dovranno dare sicuramente le nuove generazioni di questa terra.