#occupyscampia twitta, il territorio risponde

di Katia Tulipano - Francesco Gentile

A ServizioCivileMagazine Ciro Corona, presidente di (R)esistenza Anticamorra, spiega perché è contrario a #occupyscampia, perché non crede nei tweet, cinguettii che ci mettono poco a volare via, mentre la lotta alla criminalità si combatte quotidianamente. (Katia Tulipano e Francesco Enrico Gentile)

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#Occupyscampia: un tweet, un hashtag, una pagina Fb e parte la mobilitazione contro il coprifuoco a Scampia. E dalla Rete alle strade l’appuntamento, stile Zuccotti Park, è per venerdì 3 febbraio a Piazza Giovanni Paolo II.

 

Tutto nasce dalla reazione di una giovane deputata del PD, Pina Picierno, ad un articolo dei giorni scorsi de Il Mattino di Napoli che denunciava l’imposizione di un coprifuoco da parte dei clan camorristici ai negozianti dell’VIII municipalità: “Questo è l'atteggiamento tipico di chi è proprietario di un territorio e non è possibile che sia così. Per questo ho sentito l'esigenza forte di dire basta, perché Scampia non è cosa loro. Quel territorio è, fino a prova contraria, parte dello Stato italiano. Da qui il mio invito a occupare le strade" spiega in un’intervista ad arraritaliani.it la Picierno. Dura la reazione delle realtà associative che da anni combattono contro la cultura camorristica e l’illegalità all’ombra delle vele che smentiscono l’esistenza di un coprifuoco.

A ServizioCivileMagazine Ciro Corona, presidente di (R)esistenza Anticamorra, spiega perché è contrario a #occupyscampia, perché non crede nei tweet, cinguettii che ci mettono poco a volare via, mentre la lotta alla criminalità si combatte quotidianamente.

Ciro, ma a Scampia c'è il coprifuoco imposto dalla Camorra?
A Scampia non c'è nessun coprifuoco, quella che è circolata è una bufala mediatica. La notizia è stata amplificata e diffusa in modo improprio sui social network. E, sempre sui social network si è anche trovata subito la soluzione: occupare Scampia contro un coprifuoco che non c'è e il tutto nonostante le smentite delle associazioni impegnate sul territorio.

Il potere dei social network come può essere declinato alla battaglia quotidiana che combattete a Scampia con la buona gente delle vele senza che divenga uno strumento di distorsione della realtà?
Il network è uno strumento importantissimo, dal grande potenziale. Con riferimento al nostro impegno nella lotta all’illegalità nel quartiere Scampia, puo' essere funzionale alla creazione di sinergie tra le realtà sane della società civile, ma in quanto “virtuale” deve comunque esserci sempre una “connessione” con il territorio e con quanti in quei luoghi ci vivono e lottano ogni giorno come “Il Gridas”, il centro territoriale “Il Mammut”, l’associazione “Chi rom…e chi no” e “l’Associazione Resistenza”, le istituzioni scolastiche e molte altre realtà, anche sportive, che ultimamente si sono pure coordinate per dare vita ad un presidio territoriale di Libera.

Avete dimostrato distanza dall'idea di #occupyscampia. Non pensi che sia invece un bene per il territorio che siano stati accesi i riflettori su Scampia lasciata a se stessa da sempre?
Scampia ha bisogno di ben altro che di una simbolica occupazione che a mio avviso non è nient’altro che una passerella mediatica. Passato il tormentone chi resta sul quartiere continua a fare i conti con le contraddizioni del territorio. Se quella parte della politica che lancia tweet e emergenze mettesse radici su territorio violentato da anni da strumentalizzazioni mediatiche sarebbe davvero un bene per Scampia. I riflettori non servono. Soprattutto sugli aspetti emergenziali e di degrado. Se si vogliono accendere lo si deve fare sulle buone pratiche degli stessi cittadini del quartiere, per dare la speranza che a fare bene, si fa del bene.

Il web lontano dalle strumentalizzazioni puo' essere un mezzo potente, ma mi chiedo: se davvero ci fosse stato un coprifuoco imposto dai clan davvero ci sarebbe stata la proposta  di occupare Scampia? Ne dubito altamente. Durante la faida di 4 anni fa le associazioni erano da sole, come sempre!