Marco Rossi Doria: studenti e terzo settore lavorino con noi per ridare forza alla Scuola

di Francesco Gentile

Il Sottosegretario all’istruzione racconta a ServizioCivileMagazine gli sforzi del Governo Monti su scuola e istruzione. (Francesco Enrico Gentile)

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Nell’immaginario collettivo un Sottosegretario è uomo di potere e di relazione. Lo immagini stretto nella grisaglia ministeriale a dispensare ricette senza ascoltare. Marco Rossi Doria, sottosegretario all’Istruzione del Governo Monti, ha in pochi minuti abbattuto luoghi comuni e stereotipi dimostrando umiltò, competenza e passione.

ServizioCivileMagazine ha incontrato Rossi Doria a margine di un incontro con ragazzi e operatori impegnati nel Progetto Cunto, realizzato alla periferia est di Napoli.

Con i cortei di ieri si è di fatto aperto l’autunno degli studenti. I ragazzi si aspettano molto da un Governo che ha dimostrato di tenere al dialogo con loro. Basti ricordare la consultazione sul valore legale del titolo di studio. Quali azioni il Governo intende mettere in campo per riattivare il dialogo e contrastare derive violente?
Devo dire che prima del’inizio di questo anno scolastico, sia io che il Ministro Profumo abbiamo incontrato i ragazzi. Siamo andati anche ai loro campeggi estivi per ascoltare le loro proposte e le loro idee.
C’è il problema di riattivare un dialogo tra generazioni in questo Paese; c’è un problema culturale prima ancora che politico.
Io quando ero ragazzo, e protestavo, mio padre mi diceva “ Si, fate quel che vi pare però noi vi consegniamo un’Italia migliore di quella che abbiamo ricevuto”. Io oggi a mio figlio questo non lo posso dire. Il nostro Governo, stante la situazione politica attuale, ha un orizzonte di tempo di pochi mesi. Quello che possiamo fare sono degli atti pubblici importanti di dialogo.
Siamo concentrati nel rimettere in moto, per la crescita, il Sistema dell’istruzione e della formazione, tenendo ovviamente conto dei mezzi e delle risorse, limitate, che abbiamo a disposizione. Non possiamo infatti dimenticare il debito pubblico mostruoso che abbiamo.
Ma un punto dev’essere chiaro: la scuola italiana ha già dato. Noi pensiamo di aver impresso un importante cambiamento di rotta ma i ragazzi non sembrano percepirlo, e non possiamo dargli torto dopo i tagli di questi anni alla scuola.

Il Governo, nonostante i pochi mesi che gli restano, definirà quali e quanti risorse investire sul Sistema Istruzione per il prossimo anno. Quali saranno le linee guida?
Innanzitutto stiamo lavorando con le Regioni per recuperare i fondi inutilizzati o mal utilizzati, a partire dal Mezzogiorno. In questo modo i ministri Profumo e Barca hanno recuperato risorse per oltre un Miliardo di Euro. Queste risorse abbiamo deciso di impegnarli su bandi rivolti alle scuole e al privato sociale.
Un piccolo esempio è il bando sulla dispersione scolastica uscito lo scorso 4 agosto e da me curato personalmente. Si tratta, per la Regione Campania, di oltre 6 milioni di Euro. Ci sono poi bandi di altri dicasteri sulla prima infanzia per complessivi 400 milioni di euro per il mezzogiorno. C’è però un riflessione di fondo: il denaro che riusciremo a rimettere in circolo deve funzionare bene, il suo utilizzo va monitorato e valutato.
Siamo ad un cambio di passo culturale e il nostro lavoro spero, vivamente, che non venga vanificato dai governi successivi. Per usare una metafora possiamo dire che stiamo buttando un grande sasso nello stagno, cercando di proteggere le cose che funzionano bene, di farne delle altre.

Finora le ho chiesto cosa intende fare il Governo. Ma il Governo cosa chiede ai ragazzi e al privato sociale, per partecipare al vostro sforzo, soprattutto nel Mezzogiorno?
In realtà io sono imbarazzato a rispondere a questa domanda. Abbiamo già chiesto tanto. Il privato sociale lavora ed è pagato a 18 mesi, a 36 mesi. Che vuoi chiedere?
Noi chiediamo loro di continuare, di resistere finchè il vento cambia.

Il Terzo settore sta spingendo molto per un legame un po’ più stretto con le scuole. L’Amesci, ad esempio, sta promuovendo in alcuni territori progetti sperimentali di promozione del volontariato tra gli studenti. Una intersezione più stretta quanto sconvolge i piani didattici e quanto invece può essere vista come un’opportunità per formare professionisti e cittadini?
Ci sono delle Università e delle Scuole in giro per il Paese che si sono fatte invadere e che hanno imparato a riconoscere il valore di queste forze e altre, invece , che hanno paura e reagiscono con chiusura. Ci sono state delle associazioni di volontariato che hanno invaso i setting della scuola e altre invece che sono state molto rispettose e si sono integrate bene. Gli educatori e gli operatori del volontariato e del privato sociale non sempre capiscono che la scuola è anche un setting, ha una sua ritualità, etc.
Si tratta di fare un grandissimo lavoro di integrazione e bisogna far tesoro dell’esperienza italiana che su questi temi da circa 25 anni produce tante azioni positive, soprattutto a Napoli e nel Mezzogiorno.
Sui temi dell’integrazione segnalo una notizia positiva. La settima commissione della Camera ha deliberato, qualche giorno fa, la riforma della governance degli istituti scolastici consentendo la partecipazione anche a strutture del Terzo settore. Penso sia un’occasione positiva che tutti debbano cogliere.