Donne e Scienza: L’Oréal Italia mette in palio 5 borse di studio per giovani talentuose scienziate

di Anna Laudati

15.000 Euro per svolgere attività di ricerca in un istituto italiano: questo il premio offerto alle ricercatrici under 35. Umberto Veronesi sarà il presidente della giuria. (Caterina Ferrara

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Mancano pochi giorni alla scadenza del bando di concorso “L'Oréal Italia per le Donne e la Scienza 2011”, che giunge alla sua nona edizione per premiare anche quest’anno cinque giovani ricercatrici italiane con meno di 35 anni. Promosso in collaborazione con la Commissione Nazionale italiana per l’Unesco, il premio, istituito con lo scopo di sostenere l’attività di ricerca svolta, consiste in una borsa di studio del valore di 15.000 Euro. Le partecipanti, con titolo di studio nell’ambito delle scienze della vita e della materia, dovranno presentare domanda entro il 14 gennaio 2011.

Una giuria presieduta dal prof. Umberto Veronesi esaminerà le candidature giudicando quelle più meritevoli. Sono ben quaranta le borse di studio che in otto anni L’Oréal Italia ha assegnato favorendo la formazione professionale di giovani talentuose scienziate all’inizio della loro carriera, un risultato importante per questa iniziativa che rientra nel progetto internazionale L’Oréal - UNESCO “For Women in Science”.

Il progetto, che nacque nel 1998, oggi si inserisce in un più vasto programma che si propone di promuovere la vocazione scientifica a livello internazionale e riconoscere l’operato delle ricercatrici di tutto il mondo. Le borse, che verranno consegnate durante una cerimonia ufficiale nel mese di Maggio 2011, dureranno 10 mesi lavorativi e dovranno essere espletate presso un istituto di ricerca italiana. Il riconoscimento, dunque, è interamente dedicato a quante mirano a continuare sulla strada della ricerca e spesso temono di non poter realizzare il loro sogno.

La presenza femminile in campo scientifico regna fin dall’antichità, da Ipazia, la filosofa greca, matematica e astronoma d’Alessandria d’Egitto a Maria Gaetana Agnesi, che nel settecento saliva in cattedra all’Università di Bologna come professoressa di matematica, le signore della scienza sono numerose. Più di recente, negli anni ’50, fu sempre una donna, Rosalind Franklin, a scoprire insieme al suo dottorando la struttura del DNA. Mentre, negli stessi anni, la nostra italianissima Rita levi Montalcini, senatrice a vita, identificava l’NGF, il fattore di crescita dei nervi.

Ancora molto, però, va fatto per promuovere le giovani donne impegnate nel settore della scienza, infatti, nonostante le apparenze, i conti non tornano. Basti pensare che di tutti i premi Nobel scientifici assegnati fino ad oggi solamente 11 sono stati attribuiti a donne, due dei quali (uno in fisica e l’altro in chimica) alla polacca Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie. Oppure si consideri il caso della Franklin che non ricevette mai il Nobel per le sue scoperte e perse tra l’altro la vita a soli 37 anni per via di un tumore sviluppatosi molto probabilmente proprio a causa del’esposizione alle radiazioni durante gli esperimenti condotti sulla molecola.

Il contributo che le donne hanno da sempre apportato al mondo scientifico è noto a tutti, ma va fortemente sostenuto in quanto risorsa necessaria per la società. Prima ancora di essere scienziate, queste donne sono ed hanno il diritto di essere mogli e madri e questo triplice ruolo che esse assumono corrisponde a un carico ben preciso di responsabilità, mancanze, sacrifici e rinunce soprattutto rispetto alla vita familiare. Oscar Wild diceva: "Date alle donne occasioni adeguate e le donne potranno fare tutto".

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