Presidente Monti, ci ascolti: i ventenni scrivono al Premier

di Francesco Gentile

Dalle pagine del Corriere della Sera una lettera aperta di 20 giovani italiani su diritti, lavoro, futuro. Destinata a scatenare polemiche e, si spera, riflessioni. (Francesco Enrico Gentile)

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Non c’è che dire: coraggio ne hanno da vendere i ventenni che oggi scrivono al Presidente del Consiglio Monti una lettera aperta pubblicata oggi sul Corriere della Sera.

In una fase di scontro molto forte sul mercato del lavoro, di trattative serrate tra Governo e Sindacati, di ritorno latente di una conflittualità intensa, 20 giovani italiani trovano la forza di provare a ribaltare il tavolo della discussione, introducendo nel dibattito un elemento nuovo: la voce di chi è ad ora fuori dalla dicotomia diritti/lavoro.

Le parole che rivolgono a Monti sono forti, decise, determinate ma destinate, come già sta accadendo in Rete, a raccogliere tifosi e detrattori, secondo uno schema tipicamente italiano che, dinanzi, a riflessioni serie, determina fazioni e non interlocutori.

Tuttavia i temi posti dagli estensori della lettera sono di stretta attualità. Con toni nuovi pongono, in una cornice dai contorni freschi e nuovi, riflessioni su merito, creatività, talento.

Mettono, come si suol dire, i piedi nel piatto affrontando la spinosa vicenda del conflitto intergenerazionale chiedendo, al Paese di “porsi dalla parte dei giovani”.

“Siamo convinti che solo se si riuscisse a puntare tutto sulla nostra generazione, anche la vicenda economica nazionale ne trarrebbe diretto vantaggio>> scrivono i ragazzi, dimostrando una voglia di superare le timidezze di un mondo giovanile che stenta a trovare spazio in mercato del lavoro sempre più stretto e asfittico.

Chiedono di superare l’insopportabile bipartizione e divaricazione tra chi gode dei “privilegi acquisiti” e le occasioni perse; chiedono, consci di incontrare le ire di molti, di combattere “l’egoismo dei protetti e l’ingordigia dei privilegiati” definendoli” malattie che rischiano di ammorbare il nostro avvenire”.

Un contributo fresco, insomma, ad una discussione che richiede sempre più riflessioni e sempre meno tifosi in una fase storica in cui, ogni minuto perso a sventolare bandiere ideologiche, di qualunque segno esse siano, rischia di essere fatale per il futuro di un’intera generazione.

(fonte: Presidenza della Repubblica)