A Napoli beni confiscati in rovina: la denuncia di Ciro Corona, portavoce dell’Associazione (R) esistenza Anticamorra

di Francesco Gentile

A Chiaiano, estrema periferia a nord di Napoli, c'è un bene confiscato di 14 ettari di vigneto, pescheto e ciliegeto. Confiscato 14 anni fa è da sempre abbandonato. Ciro Corona ci racconta cosa sta accadendo, nel silenzio del mondo dell’impegno anticamorra. (Francesco Enrico Gentile)

resistenza_anticamorra Ciro Corona, portavoce dell’Associazione (R)esistenza Anticamorra. Da tempo avete lanciato l’allarme circa la destinazione di un bene confiscato a Chiaiano. Che succede?
L'allarme è stato lanciato ad inizio anno con il sequestro dell'area confiscata che,abbandonata da un decennio, era coltivata abusivamente.
Ad oggi la situazione è molto ingarbugliata ed è diventata di carattere prettamente politico.
Il bene è affidato alla VIII Municipalità con una destinazione d'uso di tipo istituzionale, decisa dal sindaco precedente.
Ovviamente le istituzioni, la municipalità in questo caso, non ha soldi e risorse per trasformare quel bene confiscato in parco pubblico, ne' logisticamente sarebbe un investimento pubblico apprezzabile dal momento che il luogo, in collina, non è raggiungibile con facilità e non ci sono mezzi pubblici che vi arrivano.
L'unica soluzione è affidarlo ad associazioni del territorio per attività sociali e produttive ma la destinazione d'uso istituzionale non lo prevede. Una modifica può determinarla  solo il Comune di Napoli . Il problema è che l’intenzione è quella di  affidare il bene con bando pubblico il che vuol dire tra non meno di un anno... e intanto?
Il vigneto, il pescheto e il ciliegeto sono già fermi da 4 mesi e rischiano di depauperarsi in modo irreversibile senza le necessarie cure (potatura, disinfestanti, semine e raccolte, ecc).
Le guerre e i meriti politici non possono ostacolare produzione e sviluppo di un territorio.
Il presidente della municipalità ha proposto ad associazioni di categoria interventi immediati per una probabile affidamento del bene ma nessuno sembra essere disponibile.

Come intendete muovervi?
A noi, in base ad una nostra richiesta di mesi fa, hanno proposta un affidamento temporaneo del bene fino a soluzione definitiva. Il problema è che prendersi il bene in affidamento significa fare un investimento di risorse economiche, fisiche e logistiche per riparare i danni di questi mesi di abbandono e per far diventare produttivo il bene. Investire migliaia di euro per vedersi sottrarre il bene dal Comune magari fra un anno? Intendiamo accettare comunque la proposta previe garanzie del Comune di Napoli per insediarvi una cooperativa di inserimento lavorativo per le classi svantaggiate, in modo particolare minori "a rischio", ex camorristi ed ex detenuti oggi convertiti a nuova vita. Speriamo che il Comune riesca a trovare soluzioni immediate ed uscire dal vortice politico-burocratico affinché non si continui a dire che li la camorra garantiva lavoro e produttività mentre lo Stato quando interviene blocca tutto.

In che modo le associazioni antimafia che hanno fatto della vicenda dei beni confiscati una loro bandiera si stanno approcciando con l’appello della vostra associazione?
Questo di Chiaiano è il primo bene agricolo del Comune.  Le associazioni che si occupano dei beni confiscati a Napoli non hanno interessi reali. Mesi fa gli fu presentata la situazione rivoluzionaria per la Città, interessi di equilibri istituzionali hanno avuto la meglio sul reale approccio al bene. Con noi fin dall'inizio in questa battaglia abbiamo avuto solo  il Comitato Don Peppe Diana che opera sui beni confiscati del casertano da Casal di Principe fino ad Aversa.

Che soluzione proponete?
La soluzione è un accordo ufficiale col Sindaco e l'assessore competente affinchè quel luogo diventi luogo di lavoro, sviluppo, legalità. Noi lo faremo comunque, se non potremo creare lavoro per i vincoli politici-burocratici allora faremo diventare quel luogo un presidio di legalità a partire dai campi di volontariato estivi,. Ma le armi vincenti restano due: da una parte creare lavoro e sviluppo per un quartiere che conta il 75% di disoccupazione e agire "con le istituzioni", insieme si vincono le battaglie e questa potrebbe essere una guerra vinta per la meravigliosa Città di Napoli.