Blocco del bando 2012: Roberta Fusco, volontaria in partenza per Quito ci racconta le difficoltà dei volontari

di Francesco Gentile

La decisione dell’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile di sospendere il Bando 2012 comincia a scatenare le prime reazioni. (Francesco Enrico Gentile)

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Roberta Fusco, napoletana, è una dei 462 giovani selezionati per svolgere la propria esperienza di Servizio Civile in uno dei 41 progetti all’estero. A ServizioCivileMagazine racconta la sua situazione e le sue preoccupazioni, comuni a centinaia di ragazzi.

 

Allora Roberta, com’è la situazione?
Beh, complicata. Io sono stata selezionata per svolgere il mio anno di Servizio Civile in un progetto del FOCSIV a Quito, insieme ad altri 9 ragazzi e ragazze. La nostra formazione sarebbe dovuta iniziare il prossimo 1° Febbraio e durare due settimane. La partenza era prevista intorno al 19-20 di febbraio. Abbiamo anche già fatto il pre-incontro di conoscenza con gli altri volontari selezionati. Pensa che qualcuno aveva già comprato i biglietti per la formazione residenziale, e qualcun altro addirittura fatto i vaccini.

Che ne pensi della sentenza del Tribunale di Milano che, di fatto, ha prodotto la situazione attuale?
Penso che sia un segno di civiltà l'apertura anche agli stranieri residenti in Italia. Si tratta di una battaglia che gli enti di invio combattono da tempo, per revisionare sia la legge 64/01 sul Servizio Civile che la 49/87 sulla cooperazione allo sviluppo, decisamente datate e non al passo coi tempi. Il ministro s'è impegnato a costituire un percorso di revisione nel senso della sentenza, verso l'apertura agli stranieri cioè, ma questo comporta adesso dei disagi incredibili. Sia per gli enti di invio e la loro organizzazione, ma soprattutto per i ragazzi. C'è chi ha rinunciato a master, corsi, lavori, perché responsabilmente impegnato con il Servizio Civile. Credo si tratti di una sentenza che apre molti interrogativi. Ad esempio: come si deciderà chi "risiede in Italia"? Da quanti anni uno straniero deve vivere nel nostro paese per accedere al bando? Credo si tratti di una battaglia “politica”, quella della cittadinanza e delle leggi sull'immigrazione, e passa anche il servizio civile proprio per la sua natura. Ma credo si tratti anche di un processo che vada condiviso e che non possa decidersi solo attraverso sentenze legali.

Come giudichi l’operato dell’Ufficio Nazionale?
Da quello che mi è parso di capire l'UNSC non ha potuto far altro che, giustamente, accogliere la sentenza del tribunale del lavoro di Milano.  L'UNSC nel comunicato dice che farà di tutto per sbloccare la situazione, e gli stessi responsabili dei vari enti di invio dicono la stessa cosa. D'altro canto, dalla 772 del 1972 alla 64/2001 il servizio civile di strada ne ha fatta. Anche questa rappresenta una tappa che, spero, si risolverà con esito positivo per i volontari. L'UNSC mi è parso aperto al dialogo e alla concertazione verso l'inclusione degli stranieri anche a seguito della proposta di compromesso avanzata dai legali del ragazzo pachistano, disposti (dicono) a negoziare se ci sarà un'apertura certa l'anno prossimo.

Pensi che la situazione possa scoraggiare qualche giovane a partire?
Se si considera che il servizio civile rappresenti una modalità nonviolenta e pacifica di rappresentare e difendere il nostro paese, e che l'Italia in questo momento gioca una partita strumentale sulle spalle di chi compie scelte del genere verrebbe da dire che sì, può scoraggiare. È anche vero, però, che scelte come quella che ho fatto io e altri 20mila giovani di andare un anno dall'altro lato del mondo per rappresentare una 'certa' Italia, è così forte e motivata che, per chi già ha scelto, tiene duro. Forse dall'anno prossimo le cose cambieranno, non solo perché i fondi diminuiranno ancora , ma anche perché chi vuole partire forse si farà due conti, e spaventato dall'attesa indefinita che noi attualmente ci troviamo ad affrontare, forse preferirà puntare su cose 'sicure' per sé stesso. Adesso c'è chi sa che deve aspettare ma non sappiamo quanto, e in questo limbo di incertezza molte opportunità sono già sfumate. Ma i volontari mi sono sembrati tutti motivati e ancora più convinti di partire. Per questo motivo ci stiamo tenendo in contatto e cerchiamo di organizzare qualcosa per farci sentire: la parte migliore dell'Italia siamo anche noi, e per questo dobbiamo andare avanti.